Comunicato internazionale a firma di: Federazione dei Comunisti Anarchici (Italia), Zabalaza Anarchist Communist Front (Sud Africa), North-Eastern Federation of Anarchist Communists (USA), Melbourne Anarchist Communist Group (Australia), Union Communiste Libertaire (Canada), Alternative Libertaire (Francia), Common Cause (Canada), Workers Solidarity Alliance (USA), Capital Terminus Collective (USA).
La crisi economica scatenata dal capitalismo internazionale contro gli sfruttati di tutto il mondo e gestita con misure di impoverimento generalizzato da parte degli Stati sta scarnificando i fragili equilibri e le precarie alleanze di potere tra gruppi di potere e partiti di destra e centro-sinistra, mettendo a nudo la vera vocazione antidemocratica ed eversiva dello Stato e dei suoi apparati di (in)sicurezza: l’emarginazione, la criminalizzazione e l’eliminazione dell’opposizione sociale.
Era successo con Carlo Giuliani nella Genova del 2001, è successo tante volte ancora in questi anni in Palestina come in Messico/Oaxaca. Sabato scorso è successo in Grecia.
In questi momenti migliaia di studenti delle scuole stanno dimostrando davanti al Quartiere Generale della Polizia ad Atene ma anche nei molti quartieri e città in tutta la Grecia.
Le manifestazioni spontanee in tutto il paese sono frutto della rabbia politica e popolare contro il governo di Karamanlis e gli atti criminali della polizia. Il governo greco prima arma e sguinzaglia i poliziotti killer e poi inscena un patetico balletto di scuse e dimissioni, ma non punisce nessuno, anzi sposta l’attenzione sulla distruzione delle proprietà pubbliche e private, mentre tenta di reprimere le manifestazioni attaccando la gente con armi chimiche e torturando i dimostranti arrestati.
La rivolta è solo l’inizio. E lo sciopero generale, sindacale e sociale, politico e di classe, può trasformare la rabbia popolare in costruzione organizzata e dal basso dell’alternativa libertaria.
In ogni paese la crisi generalizzata del capitalismo presenta il conto alle classi lavoratrici e sfruttate della società.
Occorre rispondere, in ogni paese, costruendo insieme l’opposizione sociale necessaria a difenderci dall’annientamento in nome del dio profitto.
8 dicembre 2008
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