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Il cambiamento necessario: le elezioni del 2008 negli USA secondo una prospettiva anarchica

category nord america / messico | vari | opinione / analisi author Monday December 15, 2008 17:46author by US NEFAC National Secretary - North Eastern Federation of Anarchist Communists Report this post to the editors

Documento della Segreteria Nazionale della NEFAC-USA sulle recenti elezioni presidenziali

Noi incoraggiamo il sostegno ai sindacati, agli organismi democratici di base nei quartieri, alla resistenza contro la brutalità della polizia, alla solidarietà con i prigionieri politici, allo sviluppo dell'istruzione di massa, ad un movimento che sappia mordere. Soprattutto, dobbiamo lottare per i nostri bisogni reali e non per quelli indotti dal sistema. Inoltre, dobbiamo tutti stare in guardia di fronte al montare dei movimenti razzisti e fascisti nei mesi e negli anni che ci aspettano dopo le ultime elezioni. [English] [Castellano] [Français]
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Il cambiamento necessario:
le elezioni del 2008 negli USA secondo una prospettiva anarchica


Le elezioni sono finite. Barack Obama sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti. La notizia della vittoria di Obama è stata accolta con celebrazioni spontanee in tutto il paese. L'energia diffusa era contagiosa ed in ogni dove le conversazioni contenevano uno sguardo positivo sul futuro, come non si vedeva tra la gente da molti anni. Parole come cambiamento e speranza sono tornate in auge e sembra convinzione diffusa che l'elezione di Obama aprirà una nuova era di giustizia sociale, porterà alla fine della guerra e ad una significativa riduzione del razzismo che appesta la società americana. Ma, mano a mano che si affievolisce l'energia e si spegne il clamore dei media, occorre affrontare queste elezioni secondo una prospettiva alquanto differente. Siamo convinti, in quanto anarchici per la lotta di classe, che in una società capitalistica le elezioni non potranno mai portare né ad una vera giustizia sociale, né alla sicurezza per buona parte dei lavoratori americani. Noi non crediamo che queste elezioni possano fermare in qualche modo le guerre preventive, né possano affrontare con efficacia il razzismo, il sessismo o il degrado ambientale.

Siamo solidali con le speranze di profondo cambiamento nutrite dai milioni di persone che hanno votato per Obama. Eppure, dobbiamo riconoscere che il sistema capitalistico si trova in una crisi molto seria che sta impoverendo tutta la classe lavoratrice e tutti gli oppressi e che nemmeno il più giusto degli alti funzionari governativi sappia come uscirne. In questo documento il nostro tentativo è proprio quello di dare una lettura prospettica della crisi ed offrire alcune indicazioni politiche.

La presidenza di George W. Bush è stata senza ombra di dubbio un disastro completo ad ogni livello. Menzogne, guerre, crisi finanziaria e recessione profonda, rafforzamento della polizia di stato, sono alcuni dei tristi lasciti della presidenza Bush. Gran parte di questi erano già questioni in essere due anni fa all'inizio della campagna elettorale quando i liberali ed i riformisti iniziarono a muoversi contro Bush. Un attacco tardivo dunque, dato che tali questioni pre-esistevano già prima della mobilitazione del campo democratico.

E' nostra convinzione che la disuguaglianza sociale, la guerra, il razzismo, il sessismo e la distruzione dell'ambiente siano congruenti con qualsiasi società capitalista. Si consideri per un momento il grande benessere che la nostra società produce, dall'agricoltura alla medicina avanzata. Eppure, l'accesso a tale benessere non è ugualmente diviso, essendo soggetto alle leggi di mercati cosiddetti liberi. Si ritiene da parte dei politici e dei media del sistema che tali presunti liberi mercati siano elementi naturali della nostra vita. Eppure i mercati sono fatti dalle persone, che possono modificarli oppure chiuderli. Noi, come anarchici, crediamo che la produzione e la distribuzione dei beni sociali dovrebbero essere decise attraverso un processo democratico, dal popolo, e non da una legge di mercato, di fatto sotto il controllo di pochi.

Democrazia

Gli anarchici sono assolutamente a favore della democrazia. La concezione che le persone dovrebbero prendere le decisioni tramite organismi collettivi è parte fondante della nostra ideologia. Tuttavia, non riteniamo che l'attuale democrazia vigente negli Stati Uniti sia compatibile con la nostra concezione. I Repubblicani ed i Democratici esistono in quanto fazioni rivali che si danno battaglia per ottenere il consenso a governare su di noi. Entrambi promuovono la retorica degli interessi comuni della gente normale, ma si tratta di una illusione. I politici di questa nazione esistono al solo scopo di garantire delle solide basi al governo ed allo sfruttamento della maggioranza della classe lavoratrice americana da parte di una minoranza di capitalisti; cioè proprio i possessori di quella ricchezza che noi produciamo. Noi costruiamo, ripariamo, puliamo e lavoriamo negli uffici e nelle officine, trasportiamo le merci, le vendiamo, eppure sono i capitalisti che ne detengono la proprietà e ne intascano i profitti. Gli interessi di queste due classi non sono gli stessi. La classe dei padroni infatti vuole ottenere dai lavoratori quanto più possibile. Vogliono pagarci il meno possibile e venderci di tutto e di più. Ma quando questa situazione è giunta ad un punto di ingovernabilità, si sono create le condizioni per la rivolta. Non ci credete? Beh, basta guardare alla nostra storia, alla storia degli Stati Uniti! L'abolizione della schiavitù, la giornata lavorativa di 8 ore, il diritto ad organizzarsi in sindacati, la retribuzione del lavoro straordinario, la legislazione sul lavoro minorile, la fine della segregazione legale, il diritto di voto e di scelta per le donne, il diritto per i gay ed i transessuali ad essere se stessi, tutte conquiste vinte non con un ballottaggio elettorale, bensì con l'organizzazione popolare, con gli scioperi, con l'azione diretta nelle strade. Se tutto ciò è poi diventato corpus legislativo, lo si deve all'opera dei liberali tesa a contenere i movimenti popolari e le loro temute spinte rivoluzionarie.

Implicazioni delle elezioni

Senza dubbio si è trattato di una tornata elettorale storica. E per due ragioni. Primo, un uomo di colore è stato eletto alla più alta carica politica degli Stati Uniti, cioè di un paese che è stato fondato sulla schiavitù dei neri africani e sulla depredazione della terra di proprietà dei nativi che vi abitavano da secoli. Secondo, la campagna di Obama ha utilizzato alcuni dei temi più cari alle mobilitazioni di massa degli ultimi anni.

Gli Stati Uniti sono una nazione fortemente segnata dal razzismo, e con buona pace dei benpensanti, qualsiasi lavoratore sa bene che il razzismo è ben radicato ovunque. L'oppressione razziale è una questione complicata e non è nostra intenzione banalizzarla. Se è vero che il razzismo e la supremazia dei bianchi sono stati temi rimossi nella società statunitense, è il caso però di sottolineare come la questione razziale sia stata spesso usata dalla classe dominante come argomento retorico e strumento nelle decisioni politiche al fine di dividere la classe lavoratrice lungo discriminanti razziali, ottenendo quindi che non si realizzasse quella unità e quella capacità di auto-organizzazione di classe in grado di esprimere pienamente un potenziale sociale in grado di scardinare la condizione di oppressione. L'elezione di un uomo di colore alla presidenza degli Stati Uniti rappresenta una sfida reale ai luoghi comuni degli Americani e noi non possiamo che prenderne atto con piacere. Tuttavia, il razzismo non è esattamente un luogo comune. Esso è parte integrante del sistema di sfruttamento. Il razzismo che si fa sistema produce i vantaggi di cui gode la classe dominante e mano a mano che la crisi economica raggiunge una magnitudo vicina al collasso, la classe dominante difenderà in maniera sempre più aggressiva i propri privilegi. Esiste una via d'uscita per la classe lavoratrice: è quella che consiste nell'organizzarsi per i propri interessi ed in nome di coloro che sono oppressi dal razzismo. Ne siano esempio i movimenti per la giustizia sociale, le associazioni di quartiere ed i comitati di vigilanza contro i soprusi della polizia. Questi movimenti da basso hanno la caratteristica di muoversi in totale contrasto con le scelte verticistiche della amministrazione Obama nell'affrontare tali questioni sociali. Gli sforzi di Obama possono alleviare in qualche modo i sintomi, ma non vanno certamente a fondo nella radice dei problemi, che restano così lì dove sono.

L'altro elemento significativo delle elezioni sta nella mobilitazione di base senza precedenti che ha sostenuto la campagna di Obama. Sotto la bandiera del cambiamento e della giustizia sociale, migliaia di persone hanno fatto lavoro volontario, hanno donato denaro, hanno dato forza alla campagna elettorale di Obama. Tutto questo è stato molto eccitante. Immaginiamo cosa si sarebbe potuto ottenere se questa grande energia si fosse concentrata nella creazione di organismi autogestiti nel territorio, in azione diretta collettiva in nome dei nostri interessi invece che per la corsa al potere.

E' urgente che questa energia e questa creatività si traducano in movimenti sociali indipendenti dai politici. Noi incoraggiamo il sostegno ai sindacati, agli organismi democratici di base nei quartieri, alla resistenza contro la brutalità della polizia, alla solidarietà con i prigionieri politici, allo sviluppo dell'istruzione di massa, ad un movimento che sappia mordere. Soprattutto, dobbiamo lottare per i nostri bisogni reali e non per quelli indotti dal sistema.

Inoltre, dobbiamo tutti stare in guardia di fronte al montare dei movimenti razzisti e fascisti nei mesi e negli anni che ci aspettano dopo le ultime elezioni. La verità è che molti bianchi americani sono tuttora apertamente razzisti, che ci sono molti gruppi che strumentalizzano il razzismo nella rabbia popolare contro la crisi, per creare movimenti a carattere violento. Non deve dunque sorprenderci la notizia di una chiesa frequentata da neri, bruciata a Springfield, nel Massachussets poche ore dopo l'elezione di Obama. Dobbiamo usare tutti i mezzi necessari per fermare questo tipo di movimenti


Segreteria Nazionale della NEFAC-USA

Novembre 2008

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni internazionali

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