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recensione
Tuesday January 19, 2010 22:17 by Alternative Libertaire - AL
da "Alternative Libertaire", No.190, dicembre 2009 Premiato all'ultimo festival del cinema di Cannes, nella categoria Un certo sguardo, il film "Gatti persiani" è il quinto film del regista iraniano di origine kurda Bahman Ghobadi, rivelatosi nel 2000 con "Il tempo dei cavalli ubriachi". "Gatti persiani" racconta il percorso di 2 giovani musicisti che cercano di organizzare un concerto a Teheran per finanziare l'acquisto di passaporti falsi allo scopo di emigrare a Londra. Per il regime islamico iraniano, la musica è impura poichè essa procura gioia e gaiezza. Per cui quando i due musicisti apprendisti cercano di mettere su un gruppo di rock, si possono immaginare le difficoltà che devono affrontare. All'inizio del film quando Negar e Ashkan escono di prigione, la maggior parte dei musicisti che incontrano hanno tutti avuto numerosi problemi con la polizia del regime. La musica si suona nelle cantine, sui tetti, nei cantieri edili e la formidabile energia liberata dalla voglia di libertà che sviluppano questi musicisti si oppone alla pletora di autorizzazioni rilasciate col contagocce in virtù di regolamenti assurdi, come quello che vieta la presenza di una cantante solista, ma autorizza 3 coriste. Si comprende meglio perchè il libro del cuore di Negar è "La metamorfosi" di Kakfa. Il regista ci mostra uno degli aspetti dell'effervescente mondo underground di Teheran, quello di tutti gli stili musicali: hard-rock, blues, rap o world-music. Viene sviluppata anche una problematica su cui Bahman lavora da 2 anni e che lo riscatta dal fallimento del suo precedente progetto "60 secondi su di noi": sapere se è ancora possibile essere creativi in Iran e quindi la questione dell'esilio. Dopo i primi anni del regime quando non erano autorizzati che i film di propaganda, la censura è diventata più sofisticata, imponendo un codice islamista che vieta di mostrare una donna non velata o truccata, contatti fisici tra uomini e donne o personaggi che portano la cravatta. Progressivamente i registi sono riusciti a sfuggire alla censura e i film come "Fuori gioco" di Jaffar Panahi o "A proposito di Ellie" di Ashghar Fahradi, hanno personaggi soprattutto donne che mostrano una libertà di comportamento ben lontana dai dogmi religiosi. Il potere si è allora mostrato ambiguo, autorizzando questi film a raccogliere premi nei grandi festival, ma limitando in Iran la loro uscita a poche sale. Per non aver più niente a che fare con la censura e perchè sapeva che sarebbe sstato il suo ultimo film iraniano, il regista ha scelto di girare "Gatti persiani" in clandestinità, giocando con la polizia come gli eroi del suo film. Girato in digitale e senza chiasso il film è a metà tra documentario, fiction e video-clip: comincia con toni realisti, per finire in una drammatizzazione simbolica con un primo piano di Negar filmata per la prima volta a testa scoperta come un annuncio di quello che l'autore filmerà in esilio. Il film è uscito in Francia il 23 dicembre 2009 con il titolo Les Chats Persans. Il titolo internazionale è Nobody Knows About the Persian Cats
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