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Un anarchico di Atene: Ora basta!

category grecia / turchia / cipro | movimento anarchico | opinione / analisi author Monday May 24, 2010 18:38author by Un compagno anarchico di Atene Report this post to the editors

Gridiamolo forte, e se non si sente, diciamolo coi fatti. Sarebbe già sufficiente. [Castellano]
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Il 5 maggio abbiamo vissuto la cronaca di tre morti annunciate. Disgraziatamente si è confermata la previsione, fatta già da molti anni, che era solo questione di tempo perché sopravvenissero le prime vittime della violenza cieca. Deplorevolmente si son dovute perdere vite umane prima che fossero dette e scritte, benché timidamente e vagamente, da parte di alcuni gruppi dell'ambiente anarchico, le prime allusioni ad una critica della cultura nichilista della violenza. Deplorevolmente alcuni continuano a nascondersi dietro a un dito, indicando gli istigatori e non gli autori, il risultato dell'azione assassina e non le sue cause.

Cerchiamo di avere il coraggio e la sincerità che dovrebbero caratterizzare un movimento rivoluzionario e liberatore ed andiamo al sodo. Se fosse comprovato che la morte delle tre persone è dovuta ad un'azione intenzionale di estrema destra, ciò spiegherebbe soltanto l'atteggiamento - indubbiamente criminale ed feroce - dei proprietari della banca? Anche se così fosse, il seguito di tutto quello che è qui scritto ha completamente lo stesso valore.

La tolleranza che una parte del movimento anarchico sta mostrando da molto tempo verso i sostenitori di attacchi di violenza cieca è il punto di avviamento di qualunque (auto)critica.

Coloro che si sono esibiti per tanti anni ai lati e dentro le nostre manifestazioni, quasi senza essere disturbati, nella stessa monotona, pericolosa, perniciosa e provocatoria maniera, avrebbero dovuto essere isolati invece di essere definiti ora, così tardi, in modo generico ed impreciso come "provocatori" e "sbandati", senza che queste qualificazioni siano accompagnate da qualche analisi su come siamo arrivati fino a qui.

Tuttavia, benché sia tardi, questo si può fare ora e potrebbe funzionare come una catarsi. Per molti anni, quando alcuni tentavano di prendere le distanze dai fenomeni della violenza cieca e della violenza individuale, armata o no, essi venivano emarginati, erano offesi od oltraggiati. Dunque, non è positivo che si sentano, benché con ritardo, e in una maniera imprecisa, voci di rifiuto della pratica della violenza per la violenza? Può darsi di sì, può darsi di no, il tempo ce lo dirà.

Quanto più imprecisa e carente di argomentazioni sarà la nostra critica al fenomeno, meno risulterà convincente. La mera qualificazione di costoro quali provocatori è assolutamente carente, soprattutto per il fatto di essere troppo generica. Con una condanna generica come questa, non si va al sodo. Così si evita di dare risposta a domande come quelle che seguono, alle quali dobbiamo rispondere invece con chiarezza vedendo i risultati della prolungata, infruttuosa e vana retorica suppostamente rivoluzionaria e della pratica ancora più vana che ne nasce.

È risaputo che gli agenti provocatori possono agire non solo come una miserabile combriccola di vandali egocentrici, ma come banda "parastatale", se qualifichiamo i loro atti solo dal punto di vista del risultato.

Ma ci serve una critica di questo tipo? No, perché il discorso rivoluzionario è razionale, trasparente, penetrante, ed esamina le cause dei fenomeni.

No, perché a questo punto è necessario che siamo concreti e che operiamo in maniera collettiva. No, perché una critica come questa è propria del Potere e dei suoi simpatizzanti. Lanciano una parola vaga e finiscono col farne un teorema. Ma se realmente si pretende di finirla col tumore della violenza cieca, il nostro ragionamento contro la violenza cieca deve essere preciso e concreto. E la nostra pratica ancora più. Altrimenti, le tardive e vaghe prese di distanza dagli "sbandati" e dai loro atti non convincono nessuno. E soprattutto non contribuiscono alla diffusione del discorso antiautoritario. Ma, per quanto questo discorso non sia stato coerente negli anni, il cambiamento di atteggiamento e di rotta, se è sincero, deve accompagnarsi con degli argomenti ed una autocritica, per non cadere nell'opportunismo.

Gli interrogativi di cui stavamo parlando sono molti. Se si tratta di una "banda parastatale", allora perché non li attacchiamo all’interno delle manifestazioni? Siamo forse degli sprovveduti? Ovviamente no, perché questa banda sta agendo allo stesso modo da anni. E neppure si sono così allentati i nostri riflessi di fronte ai "parastatali" ed ai poliziotti segreti da giustificare una simile inerzia. Forse, allora, si sono allentati i riflessi di alcuni di fronte a simili combriccole che stanno usurpando il nome dell'anarchia e l'ideologia anarchica per giocare a fare gli eroi a nostre spese.

Non raccontiamoci favolette, né scuse, né recriminazioni, né ragionamenti di convenienza! Da molti anni siamo testimoni di questo spettacolo. Una parte del movimento ha tollerato per molti anni gli stupidi fautori della violenza per la violenza, gli spaccavetrine, fornendo un imballaggio ideologico alle loro azioni. Altri, o reagivamo con movimenti spasmodici o li tolleravamo o speravamo che sopravvenisse il "fattaccio" inevitabile per reagire. Cerchiamo ora di capire che la loro stupidità criminale è costata vite umane. Oramai non si può più parlare semplicemente di immaturità e di ossessioni ideologiche, si tratta di un crimine. E questi ne sono gli autori, punto. Il movimento anarchico, ed in generale il movimento sociale, hanno pagato molto caro il capriccio e l'autismo di alcuni codardi e di quanti li stanno appoggiandoli col loro retorico "insurrezionalismo", pensando che la lotta sociale contro lo Stato ed il Potere può essere fatta da alcuni personaggi "insorgenti", al margine della società, limitandosi alla distruzione di vetrine o di qualunque cosa che mobiliti la Polizia per iniziare la guerra a sassate con lei. L'anarchia non ha niente a che vedere né con essi né con le loro pratiche. Basta coi passi indietro, ci hanno già screditati abbastanza. Lo scontro dovrà essere generale e massiccio. Con obiettivi chiari e coscienti.

Quando una piazza intera esige arrabbiata e furiosa "che si bruci il bordello del parlamento", quando centinaia di migliaia scendono in strada per affrontare il totalitarismo, quando ormai ci stanno rubando la vita, è allora che questa risposta di massa alla violenza del Potere deve disfarsi di queste zavorre.

Tuttavia, a partire da subito, lo dobbiamo dimostrare, benché con ritardo, in forma concreta. Per iniziare, può realizzarsi quello che già si trasmette di bocca in bocca: l'organizzazione immediata di una manifestazione contro la violenza cieca. Questo funzionerà in beneficio dell'unità del movimento, chiarirà la nostra opinione davanti alla società e costituirà, forse, il punto di partenza per il regolamento dei conti con l'autismo. Gridiamolo alto, e se non si sente, insegniamolo con fatti. Basta già.


Traduzione a cura di Roberto Meneghini

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