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Mito e realtà dei Mondiali di Calcio e della FIFA

category africa meridionale | economia | stampa non anarchica author Monday June 21, 2010 19:21author by Dale T. McKinley Report this post to the editors

Corre un bel rischio chi volesse tentare un approccio critico, pubblico e non apologetico, dei Mondiali di Calcio, proprio mentre nel nostro paese siamo al culmine della frenesia collettiva per le aspettative di buoni risultati, nutrite da un buon sentimento nazionale e da una diffusa eccitazione. Ma è un rischio che bisogna proprio assumersi poichè, indipendentenente al contesto, è sempre necessario distinguere il mito dalla realtà. Nel caso del "più grande spettacolo del mondo", dando pure per scontati sia la bellezza che il divertimento insiti nel gioco del calcio, la fabbricazione del mito ha creato una situazione di ebbrezza, un sorta di forte e veloce euforia che oscura la realtà, a cui seguirà una rapida caduta depressiva nel ritorno alla realtà. [English]

La mitologia inizia con l'operazione di sposare con i Mondiali di Calcio l'errata convinzione che i mega-eventi (in questo caso di carattere sportivo) siano veicoli di sviluppo economico, sociale e politico e che portino benefici per tutti. Ed è proprio questa convinzione che, da quando il Sud Africa ha ottenuto i diritti per ospitare i mondiali, ha spinto il nostro governo e la FIFA (senza menzionare la pletora di commentatori e giornalisti) a dirci e venderci un sacco di cose su questi fantomatici benefici per il paese.

Tra questi benefici vengono indicati: la promozione della crescita economica; uno stimolo allo sviluppo urbanistico; l'intensificazione di occasioni di lavoro e di sviluppo infrastrutturale; la diffusione di un sentimento di fiducia e di prosperità; l'impegno nella costruzione del "paese-nazione"; e poi, sì, il favorire la pace e la sicurezza sia per il paese che per tutto il continente. Se poi- come dei bambini che si immergono in una bella favola- ci ritroviamo a credere a tutto questo, allora davvero la promessa finale sarebbe realizzata - un permanente "vitalizio per lo sviluppo".

Perciò sarà meglio dare un rapido sguardo alla cose reali che (auspicabilmente) ci rimettono con i piedi per terra per ricordare a tutti noi cosa significano questi Mondiali di Calcio 2010 per il Sud Africa.

  • La stragrande maggioranza dei benefici economici prodotti da questo mega-evento sportivo sono finiti nelle tasche di una élite di entità private, mentre la maggior parte delle spese sostenute grava sul bilancio pubblico. Le compagnie private di costruzioni del Sud Africa hanno fatto i miliardi e se la ridono mentre li mettono in banca. La WHBO ha incrementato i suoi profitti esentasse del 142%, la Murray and Roberts del 99% ed il Group Five del 79%. Nel frattempo, le migliaia di operai edili con contratto temporaneo, che hanno costruito i vari stadi (e che ora sono per la maggior parte senza lavoro), non sono mai andati oltre i 3000 rand al mese. Quanto alla FIFA ed ai suoi comitati organizzativi locali collaterali, si prevedono grandi profitti che -secondo fonti della stessa FIFA- sono stimati nella ragione di 20-25 miliardi di rand, come mai in nessun'altra edizione dei Mondiali. Nessun premio per chi indovina chi si intasca il bottino e chi invece paga il conto.

  • I costi degli stadi e delle infstrastrutture connesse, sostenuti dai contribuenti sudafricani, sono saliti dagli iniziali 2,3 miliardi di rand del 2004 all'enormità degli attuali 17,4 miliardi di rand, pari ad un incremento del 757%. Non è un segreto che la maggior parte degli stadi nuovi non avrà un futuro commerciale una volta che i Mondiali saranno finiti - a questo proposito pare proprio che siamo di fronte a tutt'altro che un lascito da "elefante bianco". Aggiungiamo il fatto che gran parte delle infrastrutture per i trasporti costruite per i Mondiali come la linea ferroviaria per il Gautran, e diverse superstrade urbane (per la maggior parte nella regione del Gauteng) saranno inaccessibili per i comuni sudafricani oppure parzialmente privatizzate con la graduale introduzione di pedaggi e non è difficile intuire a chi andranno e a chi no i benefici di queste infrastrutture.

  • Mentre l'iniziale documento per la candidatura stimava una crescita dell'occupazione pari a 500.000 posti di lavoro all'anno, grazie ed in conseguenza dei Mondiali, in realtà il Sud Africa ha perso negli ultimi 2 anni oltre 1 milione di posti di lavoro. Si è così prodotta una situazione di deficit fortemente in crescita per il Sud Africa, non dovuto (come viene dichiarato) alle spese per i servizi sociali di base e per le infrastrutture per i poveri (non dimentichiamo i massicci aumenti delle tariffe dei vari servizi per i comuni cittadini), bensì soprattutto alle massicce importazioni per la costruzione degli stadi dei Mondiali, del Gautrain ed al flusso costante di fuoriuscita di capitali da profitto generati nel paese. All'equazione finale aggiungiamo dunque un'altra eredità, quella del debito.

  • I tanto annunciati, ‘benefici a pioggia’ sia per i comuni cittadini del Sud Africa (che per tutta la regione ed il continente) non si sono affatto materializzati. Oltre alla grande delusione per i piccoli operatori nel settore delle strutture di accoglienza e del turismo a fronte di previsioni del tutto gonfiate sull'arrivo di visitatori dall'estero, saranno i commercianti del mercato informale ad essere messi fuori gioco a causa delle restrizioni e dei controlli sulle zone riservate ai prodotti della FIFA nelle aree chiave dei Mondiali. A ciò si aggiunga che la "pulizia" delle aree urbane ha colpito principalmente i senza-casa ed i poveri, cosa che appare in netta contraddizione con la promessa di piani urbanistici più inclusivi, di edlizia popolare e di spazi sociali. Questa criminalizzazione ed esclusione dei poveri delle città è solo servita a rafforzare e ad esacerbare uno scenario spaziale e razziale già diviso in Sud Africa.

  • Al tempo stesso la FIFA, insieme ai suoi sponsor collegati sudafricani e stranieri per questi mondiali, vengono protetti da qualsiasi competizione di mercato dalle garanzie offerte dal governo sudafricano, dalle concessioni monopolistiche e dalla manipolazione dei diritti sulla proprietà intellettuale. Chi osa protestare contro questa situazione viene minacciato con provvedimenti legali, divieti con efficacia immediata contro le manifestazioni, indicato all'opinione pubblica come attivista "anti-patriottico" oppure come guastatore anti-sociale. Alla faccia della diversità e del riconoscimento democratico.
Infine, a parte il grande calcio che senza dubbio vedreno sui campi di gioco e che moltissimi apprezzeranno, va detto che i Mondiali del 2010 rappresentano la conquista del Sud Africa da parte di una elite di capitalisti del marchio e dell'immagine. Nel modello affaristico dei Mondiali, questa elite e gli interessi delle compagnie confluiscono armonicamente con l'interesse comune e con quello nazionale. Come Chris Webb ha così precisamente scritto: “Nella transizione del Sud Africa dall’apartheid alla democrazia del capitalismo globale, l'immagine è la chiave per perseguire la nuova razionalità dominante del neoliberismo … (che) serve perfettamente agli scopi dell'ANC al governo di una redistribuzione operata tramite politiche di crescita (ed) apre effettivamente gli spazi economici e politici necessari per perseguire (ulteriori) politiche di sviluppo neoliberiste".

Il grande spettacolo di cui siamo testimoni non è una matafora dello storico trionfo contro le avversità, nè di un "rinascimento" del Sud Africa (o dell'Africa) e nemmeno una positiva "eredità per lo sviluppo". In realtà si tratta piuttosto in definitiva di un effimero esercizio di impresa molto costoso per produrre miti. La realtà, invece, è tutta un'altra storia.


Dale T. McKinley

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali

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