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Una boccata d'ossigeno popolare

category italia / svizzera | ambiente | comunicato stampa author Wednesday June 15, 2011 16:54author by Segreteria Nazionale FdCA - Federazione dei Comunisti Anarchiciauthor email fdca at fdca dot it Report this post to the editors

Sul risultato dei referendum del 12 e 13 giugno

Non abbiamo smesso di lottare prima e durante la campagna referendaria. A maggior ragione non smetteremo ora. A modo nostro, da comunisti anarchici, dal basso, costruendo rapporti di forza alla base, sedimentando coscienza di ciò che ci appartiene e di ciò che vogliamo come lavoratori e come classi popolari. [English]
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Una boccata d'ossigeno popolare


E' stato un decennio duro, in cui abbiamo dovuto spesso arretrare la linea di contenimento dei continui attacchi portati dal capitalismo italiano, dai governi succedutisi, contro le condizioni di vita delle classi lavoratrici italiane.

Le recenti aggressioni legislative a beni comuni quali l'acqua pubblica e l'imposizione dell'energia nucleare al puro scopo di trarne profitto, incuranti della salute e dei luoghi di vita di milioni di persone, nascevano da questa sicumera, da questa arrogante sicurezza di poter dissipare e disfare tutto un patrimonio di tutele e di garanzie, di beni condivisi e disponibili, certi che le classi popolari fossero ormai in ginocchio, prese alla gola e soffocate dalla crisi, dal populismo della destra governativa, dai ricatti dei padroni, dalla complicità di troppi figuri del sindacato e del centro-sinistra.

La crisi della democrazia che aveva da tempo colpito le istituzioni, rendendo la politica parlamentare un questione di lobbies e di maggioranze a cachet, aveva colpito anche le parti più sane della società civile, lasciando erroneamente e subdolamente intendere che i movimenti dal basso, i comitati vertenziali, i coordinamenti, gli organismi e le azioni sindacali di base, la democrazia di base fossero strumenti inutili di rappresentanza popolare.

Ebbene, dalle lotte in Val di Susa contro l'alta velocità alle lotte di Vicenza contro la base USA al centro della città, dalle rivolte degli immigrati di Rosarno alle recentissime forme di lotta e di auto-organizzazione operaie e di tantissimi lavoratori precari contro la crisi, al diffondersi dei comitati in tutto il paese contro i tagli alla scuola ed all'università, si è dimostrato che dalla crisi può ri-nascere protagonismo dal basso e voglia di riscatto e di resistenza vincente.

Il risultato di questo referendum era nell'augurio di tutti coloro che si sono impegnati in una campagna lunga e difficile, in cui il pericolo maggiore era dare per scontato il non raggiungimento del quorum e accontentarsi, come mera testimonianza, della larga maggioranza del SÌ tra i voti espressi di fronte a questioni come l'acqua pubblica ed il nucleare. E' stata invece costruita una mobilitazione capillare, grazie ai comitati referendari, grazie a tutte le forze sociali e politiche che hanno sostenuto la campagna per i SÌ, in cui per una volta le differenze sono state tasselli e non ostacoli, costituendo per una volta un tessuto unitario di presenza e di proposta nel territorio a cui anche diverse forze organizzate dell'anarchismo hanno dato un contributo sia politico che di presenza nei comitati.

Per una volta è bello poter dire abbiamo vinto! Che abbiamo vinto abrogando pezzi di leggi dall'evidente logica di classe, approvate per colpirci nell'acqua, nell'aria, nella salute, nel portafogli, nei diritti.

Da oggi, sarà bene tornare a svolgere il nostro consueto ruolo di lievito nelle lotte e negli organismi di base, perché la spinta dal basso che si è creata non si esaurisca con la sbornia al 57%, perché i provvedimenti abrogati non vengano geneticamente modificati per essere ripresentati da questo o quel governo nazionale o locale. Abbiamo ancora in mente i progetti Lanzillotta sui beni pubblici del precedente governo di centro-sinistra e di alcune giunte regionali rosè, come pure abbiamo in mente l'anemica tradizione antinuclearista del centro-sinistra e del sindacato confederale italiano, tanto da non poterci sentire sicuri, neanche per i prossimi 5 anni.

Non abbiamo smesso di lottare prima e durante la campagna referendaria. A maggior ragione non smetteremo ora. A modo nostro, da comunisti anarchici, dal basso, costruendo rapporti di forza alla base, sedimentando coscienza di ciò che ci appartiene e di ciò che vogliamo come lavoratori e come classi popolari.

Fino all'alternativa libertaria.

Segreteria Nazionale

Federazione dei Comunisti Anarchici

15 giugno 2011

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