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Thursday December 01, 2011 19:04 by Mark Weisbrot - The Guardian
Se la BCE e le autorità europee insistono con la verga della loro suicida dottrina di austerità, allora è necessario che la Federal Reserve intervenga. [English] Crisi dell'Eurozona: perché la Fed dovrebbe acquistare i titoli di stato italianiSe la BCE e le autorità europee insistono con la verga della loro suicida dottrina di austerità, allora è necessario che la Federal Reserve intervenga. Le notizie economiche che provengono dalla eurozona peggiorano di giorno in giorno, alimentando il contagio al resto del mondo. L'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economici), il club dei 34 paesi a più alto reddito, ha abbassato la sua proiezione per la crescita dell'eurozona per il 2012 dal 2% (eravamo in maggio) all'attuale 0.2%. In base all'OCSE, l'eurozona economica a 17 membri "sembra già trovarsi in lieve recessione". Per gli USA, la previsione per il prossimo anno è stata abbassata dal 3% al 2,1%. Da maggio, anche le previsioni per Cina, India e Brasile sono state abbassate in modo significativo. I problemi dell'eurozona si stanno riverberando dall'Asia all'America Latina, mentre le banche internazionali tagliano il credito, i grossi progetti internazionali vengono cancellati o rimandati, crollano i prezzi sul mercato azionario e nel settore immobiliare, scende la fiducia di investitori e consumatori. E queste povere proiezioni dell'OCSE danno per scontato che l'Europa possa "arrangiarsi attraverso" questa sua attuale crisi finanziaria senza rischiare alcun significativo disastro finanziario. Eppure, mentre peggiora l'economia dell'eurozona, questa ipotesi diventa sempre meno sostenibile. Per la Banca Centrale Europea (BCE) la soluzione più semplice è quella di comprare abbastanza debito italiano e spagnolo - e possibilmente debito di altri paesi dell'eurozona - per spingere verso il basso ed a livello di sicurezza i tassi di interesse. Nell'asta di martedì 29 novembre, l'Italia ha pagato un rendimento record del 7.89% per i titoli a 3 anni, ben sopra quel livello del 7% che per Grecia, Irlanda e Portogallo era stato considerato come una soglia limite prima di passare dal mercato finanziario all'intervento del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e delle autorità europee. Con oneri finanziari inferiori, Italia e Spagna non sarebbero di fronte ad una "crisi del debito".. Infatti, si sarebbe potuto evitare molto facilmente tanto l'intera crisi quanto la recessione se le autorità europee fossero semplicemente intervenute un anno e mezzo fa per mantenere bassi gli interessi sul debito greco. E' possibile che una certa ristrutturazione sarebbe potuto essere ancora necessaria, ma il costo sarebbe stato molto limitato rispetto alle risorse messe a disposizione dalle autorità europee. Ma siccome queste si sono rifiutate di seguire questa strada per seguire invece la strada della contrazione dell'economia greca, aumentandone il peso del debito e facendo volare a razzo gli oneri finanziari, la crisi si è diffusa ad altri paesi più deboli dell'eurozona, inclusa l'Italia. Ed ora i capitali - compresi i fondi del mercato monetario americano - sono in fuga dal sistema bancario europeo, minacciando una crisi finanziaria sistemica di proporzioni sconosciute. Questa incapacità ad agire - allora ed ora - mostra chiaramente che non si tratta affatto di una "crisi del debito", bensì di una crisi dovuta a politiche fallimentari. I vari ministri dell'economia dell'Eurozona si sono incontrati il 29 novembre, senza però riuscire a trovare una qualche credibile soluzione che possa stabilizzare la situazione. Un intervento della BCE per stabilizzare il mercato dei titoli di stato dell'eurozona appare la soluzione più ovvia e possibilmente anche la più pratica, per diverse ragioni. Innanzitutto, la BCE è la sola istituzione che può muoversi rapidamente per portare la situazione sotto controllo in un momento in cui non sappiamo quanto siamo veramente lontani da un tracollo. Nessuno aveva previsto, ad esempio, che la Germania potesse avere difficoltà a vendere i suoi titoli di stato, come è successo la settimana scorsa - per cui sono possibili altri eventi imprevedibili che potrebbero seminare il panico in qualsiasi momento. In secondo luogo, la BCE può comprare i titoli sovrani di Italia o Spagna senza nessun costo per il contribuente europeo. Questo è un serio problema, dal momento che le quantità di denaro necessarie potrebbero essere talmente ingenti da costituire un problema politico in Germania ed in altri paesi più ricchi nell'eurozona. Proprio come la Federal Reserve ha creato $2.3 trilioni a partire dal 2008 per usarli nell'acquisto di strumenti finanziari negli Stati Uniti, così la BCE potrebbe fare lo stesso in Europa in cui c'è un disperato bisogno di un acquisto simile. E proprio perché non c'era nessun effetto apprezzabile sull'inflazione negli Stati Uniti, non c'è da aspettarsi nessun problema con l'inflazione neanche in Europa. Attualmente l'Inflazione nell'eurozona è stimata in riduzione all'1,6% per il prossimo anno. Il problema è che la BCE, ed altre autorità europee guidate dal governo tedesco, stanno ancora giocando, così come hanno fatto negli ultimi 2 anni- alla politica del rischio calcolato. Esse sono più propense a spingere per politiche di austerità nei paesi più deboli dell'eurozona piuttosto che a dare ossigeno all'economia europea e a quella globale. Esse continuano a vedere la crisi come un'opportunità per far passare "riforme" impopolari - come il taglio di posti di lavoro e delle pensioni, l'innalzamento dell'età pensionabile, le privatizzazioni e la riduzione di dimensioni e portata del welfare state. Esse hanno già provocato una recessione nell'eurozona e sembrano orientate a lasciare che questa si approfondisca allo scopo di raggiungere i loro scopi. La grande domanda ora è se questa loro avventatezza porterà ad una nuova crisi finanziaria che possa innescare una recessione mondiale. C'è chi ha chiesto alla Federal Reserve di intervenire prima che questo possa accadere e di fare il lavoro che dovrebbe fare la BCE. La Fed ha la capacità di poterlo fare e come nel caso della sua precedente operazione di quantitative easing [1] negli USA, si tratterebbe di un'operazione a costo zero per i contribuenti. Potrebbe causare un po' di tempesta politica, ma sarebbe un piccolo prezzo politico da pagare pur di evitare un'altra recessione che getterebbe nella disoccupazione milioni di persone - negli Stati Uniti, in Europa ed in gran parte del mondo.
Mark Weisbrot
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali. |
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