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Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall'età giolittiana al fascismo (1900-1926)

category italia / svizzera | storia dell'anarchismo | cronaca author Wednesday March 14, 2012 19:27author by Odradek Edizioniauthor email odradek at odradek dot it

Novità editoriale

Questo libro riempie una lacuna, ricostruendone la base sociale, l'ambito spurio e mutevole, che concerne la formazione delle forze sociali e produttive cittadine. Ma soprattutto ribalta l'immagine di comodo, restituendole il carattere di città violenta, con un conflitto di classe che sfocia facilmente in tumulti repressi con estrema brutalità dalle forze dell'ordine.
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Roma sovversiva

Anarchismo e conflittualità sociale dall'età giolittiana al fascismo (1900-1926)


Contro ogni apparenza, la Roma del Novecento è una delle città meno studiate, dal punto di vista politico e sociale, dell'intera Penisola. La Capitale è sotto gli occhi del mondo, nota ma non conosciuta. Addirittura misconosciuta se si pensa all'immagine prevalente di una città priva di contrasti e con una classe lavoratrice, tutto sommato, abbastanza "tranquilla".

Questo libro riempie una lacuna, ricostruendone la base sociale, l'ambito spurio e mutevole, che concerne la formazione delle forze sociali e produttive cittadine. Ma soprattutto ribalta l'immagine di comodo, restituendole il carattere di città violenta, con un conflitto di classe che sfocia facilmente in tumulti repressi con estrema brutalità dalle forze dell'ordine.

Sopra, la monarchia e la gerarchia cattolica con le loro clientele, la grande e diffusa industria delle costruzioni, legata alla rendita fondiaria e alle banche, ma sotto i disoccupati, i lavoratori stagionali, i contadini immiseriti e immigrati dalle altre regioni, gli operai delle manifatture, gli impiegati declassati e gli artigiani poveri. Tra questi, gli «anarchici nichilisti » per le cronache prefettizie, ebbero modo di affermarsi, muovendosi tra i quartieri popolari come San Lorenzo e Testaccio, ma anche quartieri centrali come Monti, Borgo e Prati, in maniera indipendente dalla I Internazionale, a far tempo dagli anni settanta dell'Ottocento, interpretando e rappresentando la chiara predisposizione all'azione diretta e a forme di lotta violente del proletariato romano.

In questo humus, per lo più intorno ad alcune personalità - come Aristide Ceccarelli, Temistocle Monticelli, Eolo Varagnoli, Spartaco Stagnetti, Attilio Paolinelli, Ettore Sottovia - l'anarchismo romano si rivelò quale laboratorio delle differenti tensioni dottrinarie che attraversavano il movimento antiautoritario italiano. Il socialismo-anarchico, l'anarcosindacalismo, l'individualismo, nonché il primo antifascismo militante, proprio a Roma, diventarono così gli ambiti, e i termini, di un'innovazione politica e culturale più generale.


€24,00
Formato: 14x21 - pp. 448
ISBN: 978-88-96487-19-8

Roberto Carocci (Roma, 1975), è dottorando in Società, politica e culture dal tardo medioevo all'età contemporanea presso il Dipartimento di Storia, Culture e Religioni dell'Università "Sapienza" di Roma. Si occupa di storia del movimento operaio e del movimento anarchico; tra gli altri articoli, ha pubblicato il recente saggio, Il sindacalismo d'azione diretta: la Lega generale del lavoro, Roma 1907-1910 («Giornale di Storia Contemporanea», n.1, 2011). Collabora con il Centro studi libertari/Archivio "Giuseppe Pinelli".


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