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L'ORA' è nella Storia!

category italia / svizzera | storia dell'anarchismo | recensione author Monday June 25, 2012 19:25author by Pasquale Piergiovanni Report this post to the editors

Recensione de "Gli anarchici di piazza Umberto. La sinistra libertaria a Bari negli anni '70"

Sembra incredibile che - a 55 anni - ciò che si è, intensamente, vissuto in gioventù diventi oggetto di studio e di ricerca nell'ambito della ... Storia contemporanea. Eppure è quello che è avvenuto con la pubblicazione della tesi di laurea (in Storia contemporanea) di Luca Lapolla - intitolata "Gli anarchici di piazza Umberto - la sinistra libertaria a Bari negli '70" - in cui si descrive la nascita, lo sviluppo e l'inesorabile declino dell'ORA (ma a noi piaceva dirlo "alla francese" con l'accento sulla A) ovvero "la microstoria di poche decine di anarchici che stavano da tutte le parti, che amavano fregiarsi con grande serietà del nome di organizzazione rivoluzionaria con tanto di sezioni in tutta la Puglia - tanto per scrollarsi di dosso qualche stereotipo che vede gli anarchici sempre disorganizzati - e che se la giocavano alla pari per seguito ed influenza con le altre formazioni della sinistra extraparlamentare".
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L'ORA' è nella Storia!


Gli anarchici di piazza Umberto. La sinistra libertaria a Bari negli anni '70
di Luca Lapolla
Pubblicato dall'Associazione Alternativa Libertaria per conto del Centro Documentazione Franco Salomone, Fano (PU), settembre 2011.
ISBN: 978-88-906411-0-7
271 pp


Sembra incredibile che - a 55 anni - ciò che si è, intensamente, vissuto in gioventù diventi oggetto di studio e di ricerca nell'ambito della ... Storia contemporanea.

Eppure è quello che è avvenuto con la pubblicazione della tesi di laurea (in Storia contemporanea) di Luca Lapolla - intitolata "Gli anarchici di piazza Umberto - la sinistra libertaria a Bari negli '70" - in cui si descrive la nascita, lo sviluppo e l'inesorabile declino dell'ORA (ma a noi piaceva dirlo "alla francese" con l'accento sulla A) ovvero "la microstoria di poche decine di anarchici che stavano da tutte le parti, che amavano fregiarsi con grande serietà del nome di organizzazione rivoluzionaria con tanto di sezioni in tutta la Puglia - tanto per scrollarsi di dosso qualche stereotipo che vede gli anarchici sempre disorganizzati - e che se la giocavano alla pari per seguito ed influenza con le altre formazioni della sinistra extraparlamentare" (cfr. Introduzione di Donato Romito).

Non entro qui nel merito dei contenuti della ricerca storica che rimangono - ahimé - circoscritti alla sola città di Bari limitandomi a formulare due considerazioni. La prima di carattere "dottrinario" la seconda di carattere storiografico.

Sulla prima questione (quella dottrinaria) l'Autore privilegia la tesi cara alla (futura) Federazione dei Comunisti Anarchici della cosiddetta "responsabilità collettiva" in contrapposizione al principio tuttora vigente tra tutti i gruppi libertari (ad es. della Federazione Anarchica Italiana) che le decisioni prese a "maggioranza" coinvolgono solo coloro (gruppi o individualità) che le hanno sostenute e non implicano, necessariamente, l'accettazione da parte della minoranza che non le condivide. Questo concetto (una vera e propria rivoluzione "copernicana" che rovescia il principio malatestiano della responsabilità soggettiva) unitamente alla, rigida, divisione tra militanti e simpatizzanti operati dall'ORA sono alla base dell'uscita - nel 1978 - dell'intero gruppo (o sezione come ci si definiva all'ora) di Molfetta e di numerose altre individualità (una per tutte: Gino Ancona da sempre ipercritico verso ogni forma di verticalizzazione decisionale e ancora attivo - sia pure in modo estremamente conflittuale - nel movimento libertario) che non ha mai condiviso i postulati della, cosiddetta, "Piattaforma di Archinoff" che, in seno ai gruppi archinovisti, ha portato alla fondazione (nell'81 se non ricordo male) del Partito Anarchico Italiano (sigla PAI) un'aberrazione (dal punto di vista libertario) sia teorico che... lessicale.

Dal punto di visto storico, poi, probabilmente perché gran parte della documentazione cartacea è andata perduta (i volantini, ad esempio, venivano ciclostilati a seconda delle esigenze... previa colletta collettiva per comprare la matrice, la risma, l'inchiostro) manca completamente l'apporto dei molfettesi la cui sede storica - situata in pieno centro storico di fronte alla Cattedrale con a fianco la Camera del Lavoro e la sede del PSI - è stata fino all'ultimo sempre aperta a tutti per ospitare ed organizzare tutte le genuine espressioni di lotta dal basso, autogestite ed auto organizzate. Per questo motivo subì anche un attentato incendiario nei tumultuosi mesi che seguirono l'omicidio di Benedetto Petrone. Un attentato che solo per fortuna non ebbe esiti infausti dal momento che in sede, in quel momento, erano presenti 2 compagni (Onofrio e Chiara) che ancora oggi ricordo con affetto.

E come non ricordare, poi, la robusta contestazione al Ministro Lattanzio che - reduce dalla "fuga in valigia" di Kappler - ebbe la faccia tosta di presentarsi a Molfetta per inaugurare la prima "Festa dell'Amicizia" democristiana. Al "nostro" fu semplicemente impedito di parlare e, per evidenziare ancor più i rapporti di forza esistenti in quel momento, quel magma composito che si autodefiniva "movimento" e nel quale gli anarchici erano parte integrante improvvisò anche un corteo che attraversò tutte le principali arterie della città.

A dimostrazione che "quel pugno di anarchici" era un elemento naturale della rivolta sociale in atto perché non era composto da "alieni piovuti dall'alto" che si mettevano alla testa del movimento ma era formato in una sorta di "simbiosi sociale" da studenti tra studenti, donne tra donne, lavoratori tra lavoratori, residenti di quartiere tra residenti.

Un discorso a parte - che però non sono in grado né di smentire né di confermare - attiene l'affermazione (che l'Autore ritiene sufficientemente documentata) secondo la quale i gruppi archinovisti - riunitisi a Macerata il 30 aprile 1973 - sarebbero stati la maggioranza all'interno della Federazione Anarchica Italiana e solo un cavillo procedurale, ovvero, il rinvio del Congresso nazionale da parte della Commissione di Corrispondenza unitamente ad una nota con la quale si bollava di "piattaformisti" i dieci gruppi riuniti a Macerata ha evitato che ciò avvenisse (cfr. Luca Lapolla op. citata pagine 42/43).

Ad ogni buon conto al di la' del vissuto esperienziale e delle scelte individuali operate da ciascuno - a partire dai primi anni ‘80 - la pubblicazione di questo, parzialissimo, studio su quello che fu il movimento libertario in Puglia negli anni ‘70 rappresenta indubbiamente uno stimolo di riflessione interessante per chi - senza settarismi o ambiguità - si propone di ricostruirlo o, più prosaicamente, di studiarlo.

pasquale piergiovanni

Articolo pubblicato sul blog Senzapatria: Morire per la Patria - morire per niente! il 18.06.12

author by donato romito - FdCApublication date Tue Jun 26, 2012 19:15author address author phone Report this post to the editors

Nel ringraziare il compagno Pasquale Piergiovanni per la recensione, segnalo che nel Centro di Documentazione "Franco Salomone" di Fano -dove sono state raccolte e rese disponibili per la consultazione le carte dell'archivio dell'O.R.A. di Bari- sono conservati alcuni materiali relativi al "gruppo" o "sezione" di Molfetta, come pure delle altre sezioni pugliesi.
Il Centro è ubicato in Piazza Capuana 4 (quartiere Fano2); per contatti scrivere a fdca@fdca.it

 
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