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Saturday August 04, 2012 14:26 by Donato Romito - FdCA
In un'Italia attraversata da nord a sud dagli attacchi delle orde fasciste, tra l'1 ed il 7 agosto 1922, la Camera del Lavoro di Bari resistette vittoriosamente - come quella di Parma - all'assalto dei fascisti. Soltanto l'arrivo dell'esercito a Bari, richiesto dal prefetto su sollecito di Giuseppe Caradonna, capo del fascismo agrario pugliese, ebbe ragione della resistenza armata dei lavoratori che asserragliati nella Camera del Lavoro nella città vecchia respinsero l'omicida attacco fascista, che lasciò a terra 3 operai socialisti, Vito Cafaro, Giusto Sale e Giuseppe Passaquindici. Bari 90 anni faIn un'Italia attraversata da nord a sud dagli attacchi delle orde fasciste, tra l'1 ed il 7 agosto 1922, la Camera del Lavoro di Bari resistette vittoriosamente - come quella di Parma - all'assalto dei fascisti. Soltanto l'arrivo dell'esercito a Bari, richiesto dal prefetto su sollecito dell'indispettito Giuseppe Caradonna, capo del fascismo agrario pugliese, ebbe ragione della resistenza armata dei lavoratori (organizzati negli Arditi del Popolo e nelle squadre unitare di difesa antifasciste composte da socialisti, anarchici e comunisti, volute da Di Vittorio) che asserragliati nella Camera del Lavoro nella città vecchia respinsero l'omicida attacco fascista, che lasciò a terra 3 operai socialisti, Vito Cafaro, Giusto Sale e Giuseppe Passaquindici. La difesa della Camera del Lavoro di Bari, è stata rappresentata all'interno della fiction prodotta dalla RAI nel 2009 ed andata in onda il 15 e 16 marzo di quell'anno, intitolata "Pane e libertà" sulla vita di Di Vittorio, il cosidetto "Paladino dei Cafoni" di Puglia. Segretario della CdL all'epoca era infatti Di Vittorio, che vi abitava insieme alla sua famiglia. Dopo la scissione della CGdL e la nascita dell'Unione Sindacale Italiana-USI (1912), la CdL di Bari a maggioranza sindacalista rivoluzionaria era passata all'USI, ma aveva continuato a mantenere una dimensione unitaria. Ne è prova, a partire dal marzo 1922, la consistenza e l'attività a Bari dell'Alleanza del Lavoro (coalizione nazionale nata il 18/20 gennaio 1922 su iniziativa del Sindacato Ferrovieri, CGdL, USI, Unione Sindacale del Lavoro, Federazione Italiana del Mare), la quale aveva indetto dal 31 luglio al 7 agosto 1922 lo Sciopero Legalitario su tutto il territorio nazionale per protesta contro le ormai incessanti violenze fasciste. Lo sciopero fallì dopo soli 2 giorni e solo Bari e Parma resistettero alla violenza fascista. La Camera del Lavoro di Bari venne occupata dai fascisti e dall'esercito solo l'8 agosto. L'edificio venne poi abbattuto dal fascismo nel 1938 ed al suo posto eretta una scuola materna. Oggi vi è sul luogo (adiacente alla Basilica di S. Nicola) una cosiddetta "pietra d'inciampo", posta lo scorso 1 Maggio, a ricordare l'esistenza e la resistenza della Camera del Lavoro sindacalista al fascismo. La foto qui sopra mostra il Comitato barese dell'Alleanza del Lavoro. Dalle fonti risulta che il primo in piedi da sinistra era un anarchico sindacalista, così come il terzo. Un altro anarchico sindacalista è il secondo seduto a terra da destra, mentre quello al suo fianco a destra era il capo degli Arditi del Popolo della città. Al centro la famosa Rita Maierotti, maestra elementare di Castelfranco Veneto, che aveva vinto il concorso da insegnante a Bari, comunista, ed alla sua destra Piero Delfino Pesce, il repubblicano presidente dell'Alleanza. Tutti gli altri sono chi socialista, chi comunista (il PCd'I era stato fondato a Livorno solo nel 1921), chi repubblicano, chi legionario o ufficiale ex-fiumano. (La foto è tratta dal volume "Omaggio a Piero Delfino Pesce", a cura del CRSEC BA/15, con testi di Guido Lorusso, Edizioni dal Sud, Bari 1989). Su questi fatti la CGIL di Bari insieme all'ANPI ha organizzato a fine luglio un convegno/mostra fotografica e documentaria che è stata esposta nel cinquecentesco Fortino sul Lungomare Imperatore Traiano. A memoria antifascista. Antifascisti sempre.
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