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Taranto-ILVA: 15 dicembre 2012 in marcia per la libertà

category italia / svizzera | lotte sul territorio | comunicato stampa author Monday December 17, 2012 00:38author by FdCA-Puglia - Federazione dei Comunisti Anarchiciauthor email fdca at fdca dot it Report this post to the editors

Accanto ai lavoratori delI'ILVA, che non cedono il loro diritto alla salute

Quello che succede a Taranto, non è solo un problema di Taranto, quello che succede all'ILVA non è solo un problema dei lavoratori e delle lavoratrici dell'ILVA e delle loro famiglie. E' tutto un paese che deve ripartire dal basso, riguadagnare salute, diritti, lavoro.


In marcia per la libertà

Accanto ai lavoratori delI'ILVA, che non cedono il loro diritto alla salute
Accanto ai cittadini di Taranto, che rivendicano il loro diritto a lavorare per vivere, non per morire


Taranto è l'emblema del fallimento della classe imprenditoriale italiana che ha cercato di galleggiare sulla crisi riducendo i costi del lavoro e delle tutele ambientali, invece che investire per ammodernare impianti e tecnologie, contando sulla complicità dello Stato.

Taranto è l'emblema del fallimento di una classe politica nazionale, incapace di occuparsi del paese reale, incapace di ogni politica industriale e di ogni parvenza di pianificazione e indirizzo della cosa pubblica, pronta a favorire padroni e padroncini, ed è l'emblema di una classe politica locale preoccupata nella migliore delle ipotesi delle proprie compatibilità.

Taranto è il simbolo del fallimento della scelta legalitaria, del pensare che le leggi bastino a se stesse, anche se non ci sono rapporti di forze utili a farle rispettare.

Taranto è l'emblema dell'impossibilità di sopravvivere al presente, anche da parte dei lavoratori e dei sindacati, se non si riesce a immaginare un futuro diverso.

E da Taranto bisogna ripartire.

Quello che si farà all'ILVA di Taranto dipende da quanto i lavoratori dell'ILVA riusciranno a imporre la loro presenza, la loro competenza, la loro conoscenza dei cicli produttivi nelle scelte di bonifica e di messa in sicurezza degli impianti, la loro partecipazione al percorso decisionale e di controllo. Da quanto in questo saranno capaci di coinvolgere i loro compagni dell'ILVA nel resto d'Italia, perché se a Taranto si muore di lavoro non è che in Liguria si festeggi. E dall'infame e scontato ricatto padronale bisogna uscire, tutti insieme. E se, o visto che, alcuni sindacati questo non riescono proprio a capirlo, solo i lavoratori possono farglielo capire.

E anche se come probabile quello che si è fatto a Taranto continuerà a seminare morti per i prossimi dieci anni, quello che i cittadini di Taranto riusciranno a fare per modificare le politiche sanitarie regionali potrà forse farlo. Visto che si muore di più, a Taranto, se si abita a Tamburi, in un quartiere popolare, e non si può andare a farsi curare al nord. Altro che tagli alle spese regionali per la sanità! Perchè oggi si sa quello che succede a causa dell'ILVA di Taranto, e di tante altre realtà produttive che producono sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici, e delle loro famiglie, a Taranto come a Priolo, come anni fa a Bagnoli e all'Acna di Cengio, e sono i numeri a dire che se si è poveri si muore di più, perché si è curati di meno, o si curati peggio.

Quello che succede a Taranto, non è solo un problema di Taranto, quello che succede all'ILVA non è solo un problema dei lavoratori e delle lavoratrici dell'ILVA e delle loro famiglie. E' tutto un paese che deve ripartire dal basso, riguadagnare salute, diritti, lavoro.

Perché se un futuro diverso è possibile, va costruito insieme. E intanto che a Taranto si lavori per vivere, all'ILVA come altrove, e non per morire.

Federazione dei Comunisti Anarchici - Puglia

15 dicembre 2012

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