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Anniversario del Primo CNLA

category italia / svizzera | storia dell'anarchismo | editoriale author Friday August 23, 2013 13:06author by Guido Barroero Report this post to the editors

Corrono in questi giorni quarant’anni dal I° Convegno Nazionale Lavoratori Anarchici. che si tenne a Bologna dall'11 al 15 agosto del 1973.

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Corrono in questi giorni quarant’anni dal I° Convegno Nazionale Lavoratori Anarchici che si tenne a Bologna dall'11 al 15 agosto del 1973. A questa importante scadenza parteciparono più di duecento compagni, in rappresentanza di gruppi e organizzazioni regionali di ispirazione comunista libertaria, superando le aspettative degli stessi organizzatori.

Non fu un episodio, ma il frutto di un paziente lavoro di tessitura, raccordo e coordinamento che durava da mesi nell’ambito dell’area classista del movimento anarchico, definita da alcuni “neo-piattaformista”.

Guido Barroero traccia il processo che portò a questo momento importante nella storia dell'anarchismo in Italia.

[English]


Anniversario del Primo CNLA

Quarant’anni dal I° Convegno Nazionale Lavoratori Anarchici - Bologna 11 - 15 agosto 1973


Un anniversario

Corrono in questi giorni quarant’anni dal I° Convegno Nazionale Lavoratori Anarchici che si tenne a Bologna dall'11 al 15 agosto del 1973. A questa importante scadenza parteciparono più di duecento compagni [1], in rappresentanza di gruppi e organizzazioni regionali di ispirazione comunista libertaria, superando le aspettative degli stessi organizzatori. Non fu un episodio, ma il frutto di un paziente lavoro di tessitura, raccordo e coordinamento che durava da mesi nell’ambito dell’area classista del movimento anarchico, definita da alcuni “neo-piattaformista”. Per contestualizzare e comprendere meglio il senso del CNLA e del processo teorico ed organizzativo da cui sfociò è necessario fare qualche passo indietro [2].

“Inizio anni ’70: il movimento anarchico, dopo la crisi dei primi anni ’60, culminata nella scissione del 1965 dei Gruppi di Iniziativa Anarchica, è in notevole crescita. Ha perduto la sua unità organizzativa (alla FAI e ai GIA si affiancano, come organizzazione a carattere nazionale, i Gruppi Anarchici Federati), ma grazie all’afflusso di giovani militanti (di estrazione studentesca, ma anche operaia) maturati nelle lotte del 1968/69, si sono moltiplicati sedi, circoli, gruppi, federazioni a carattere cittadino e regionale, dentro e fuori le organizzazioni a carattere nazionale.

A questa crescita quantitativa corrisponde una forte richiesta, da parte dei nuovi gruppi e compagni, di approfondimento dell’apparato teorico e analitico specifico del movimento anarchico e di una maggiore incidenza di questi nelle lotte sociali e operaie del periodo.

È quasi naturale dunque che nella situazione convulsa di quegli anni (la campagna sulla strage di Stato e l’assassinio di Pinelli, la campagna per la liberazione di Valpreda e Marini), insieme al dibattito sulle forme di lotta (la candidatura elettorale di Valpreda, ma anche la violenza rivoluzionaria) si riapra con forza la discussione sulla centralità della questione operaia nel movimento.

Ed è quasi altrettanto inevitabile che le risposte del movimento siano differenti: mentre i GIA arroccati ad una visione testimoniale dell’anarchismo, rimangono sostanzialmente impermeabili alle nuove spinte, e i GAF si avviano verso una revisione colta dell’anarchismo [3] che però problematicizza lo stesso concetto di lotta di classe, nella FAI (e nella vasta area di gruppi non federati) si apre un profondo dibattito sulla natura dell’anarchismo, le sue forme organizzative, la questione sindacale e le lotte operaie.

Inizia un decennio (quello ’70-’80), che per la FAI (e il resto del movimento) è ricco di eventi, discussioni e polemiche, in una parola tumultuoso.

In estrema sintesi alcuni degli episodi salienti di quegli anni. Nel biennio ’72-’73 una serie di gruppi e di organizzazioni regionali (interne ed esterne alla FAI) intraprende un percorso di dibattito e di confronto che, partendo dalla necessità di recuperare le istanze classiste e la natura operaia dell’anarchismo, finisce per sfociare nella rilettura dell’arscinovismo e dell’esperienza gaappista e nell’adesione al piattaformismo.

La contrapposizione all’interno del movimento è subito aspra, alcune prese di posizione dei GAF sulla figura di Bertoli [4] la acuiscono e diventano, per certi aspetti, un casus belli.

La costituzione di una vasta area piattaformista – fuori e dentro la FAI – genera non poche preoccupazioni all’interno di una parte del movimento anarchico (GIA, GAF e alcuni settori della FAI stessa), che la vede come un tentativo di egemonizzare il movimento stesso. I timori non sono del tutto ingiustificati in quanto l’obiettivo esplicito dell’area piattaformista è – agendo in maniera concertata fuori e dentro la Federazione – di riportare il movimento alle sue radici operaie emarginandone le componenti giudicate aclassiste. Si tratta di un progetto politico radicale che implica un confronto (anzi uno scontro) estremamente duro, ma legittimo.

Quello che lo guasterà e contribuirà a determinarne l’insuccesso saranno l’immaturità politica e comportamentale di alcuni gruppi di quest’area, l’uso spregiudicato di dinamiche organizzative e assembleari e, come nel caso dei GAAP, un certo settarismo intollerante che porta alla sottovalutazione degli “avversari””.

Arriviamo così all’inizio del 1973: Numerose sono le organizzazioni regionali comuniste-libertarie che si sono costituite o che si stanno costituendo [5] e anche i gruppi che si ispirano agli stessi principi, fuori e dentro la FAI [6].

Proprio questi ultimi gruppi ingaggiano all’interno della Federazione un duro scontro con l’area tradizionalista.

Ad Ancona, il 6-7 gennaio, al Convegno pre-congressuale della FAI, i gruppi su posizioni comuniste-libertarie esprimono la necessità di un nuovo Patto associativo in vista del prossimo XI° Congresso.

Il 4 febbraio, l’OAL, riunita a Convegno a Savona, lancia a livello nazionale la proposta di un Convegno nazionale di lavoratori anarchici.

Nella stessa data a Bari il Gruppo Comunista Anarchico di Bari e il Gruppo Comunista Anarchico Kronstadt di Napoli elaborano la proposta di un nuovo Patto associativo della FAI.

Il 9 febbraio, a Roma, a margine della manifestazione nazionale dei metalmeccanici, si tiene un incontro per la preparazione del C.N.L.A. [7]. Il 4 marzo, a Roma, si riunisce il Consiglio nazionale della FAI che struttura l’o.d.g. per l’XI° Congresso.

Durante marzo, aprile e maggio si intensifica l’attività di coordinamento dell’area comunista-libertaria e vengono prodotti dai vari gruppi documenti e bollettini a carattere sindacale e politico [8]. Il 30 aprile, a Macerata, si riuniscono dieci gruppi [9] che fanno riferimento all’area classista FAI per stilare una proposta di Patto associativo che verrà bollata da diversi ambienti FAI come piattaformista.

Il 12 maggio, a Carrara si riunisce la Commissione di corrispondenza della FAI. Viene steso un comunicato con cui si rinvia l’XI° Congresso per “insufficiente preparazione del congresso” e per “critiche inviate… da numerosi gruppi e individualità aderenti alla FAI, in opposizione alle modalità di convocazione e di effettuazione dell’XI Congresso della FAI, stabilite dal Consiglio Nazionale nella sua riunione del 4 marzo 1973 a Roma”. Viene costituita una commissione congressuale per sintetizzare in un solo documento le proposte in campo.

Il 14 maggio i gruppi milanesi Bandiera Nera (GAF), Milano ’73 (GAF), Lotta Anarchica (FAI) e Primo Maggio (FAI) con circolare a tutto il movimento anarchico, criticano il testo del manifesto affisso il 3 maggio, per culto della personalità di Camillo Berneri, uso del termine “partito”, definizione del movimento anarchico italiano come “carovana”. Seguono forti polemiche all’interno del movimento anarchico.

Il 31 maggio, a Viareggio, i gruppi FAI che si erano riuniti a Macerata, di fronte al rinvio dell’XI° Congresso, si costituiscono in frazione organizzata che prende il nome di Nucleo Operativo. Il 15 giugno l’MSL e AAS replicano alle accuse ricevute dagli altri gruppi milanesi per il manifesto “Maggio 1937”.

21 giugno, a Genova, l’OAL dirama una circolare con cui si criticano quelle componenti del movimento anarchico che concedono all’attentatore Bertoli la libertà di dichiararsi anarchico individualista. La circolare raccoglie l’adesione dei gruppi comunisti libertari della FAI. Seguono forti polemiche all’interno del movimento anarchico.

A Roma, il 29 giugno, si tiene una riunione della Commissione congressuale della FI. Vi partecipa, in rappresentanza del Nucleo Operativo, un delegato del GCA Kronstadt di Napoli. L’esito non è favorevole all’area comunista libertaria della Federazione. Il 15 luglio, a Milano, esce il primo numero del bollettino comunista libertario "Pagine libertarie". La redazione è a cura dell’MSL, vi collaborano il GCA di Reggio Emilia, il GA “Berneri” di Perugia, il GA “18 marzo” di Macerata, il GA di Viareggio e il GCA Kronstadt di Napoli.

Arriviamo finalmente all’11 agosto e allo svolgimento del 1° CNLA. Indetto dall’OAL, vi aderiscono i gruppi FAI del Nucleo Operativo ed altri gruppi aderenti e non aderenti alla Federazione, in rappresentanza della quasi totalità del movimento anarchico italiano. La mozione finale, approvata a maggioranza, è visibile in http://www.fdca.it/ciclostile/1_cnla.htm.

Come scrive A. Dadà:
“Questa riunione sorprese non poco, non solo per l'elevato numero di partecipanti, quanto per la qualità del dibattito e i temi trattati, caratteristici, per gli anarchici, dell'organizzazione politica e dell'organizzazione di massa: presenza nei sindacati confederali, nei consigli di fabbrica e nei consigli di zona, tecniche di intervento politico. Rilevò al tempo stesso la grande disomogeneità di posizioni esistenti, ma registrò anche significative convergenze. Fu così che il 1° CNLA, valutata l'esigenza della "costruzione contemporanea di una organizzazione specifica comunista anarchica e di una organizzazione proletaria di massa al fine di realizzare l'unità, l'autonomia, la coscienza di classe e l'internazionalismo per la costruzione del comunismo anarchico", giunse a riconoscere come prioritaria l'azione sindacale e a tal fine diede vita a una struttura di coordinamento, di dibattito, di studio sulle esigenze dei vari gruppi” [10].
Sembra l’avvio di un processo inarrestabile di rinnovamento del movimento anarchico e di trasformazione della sua maggiore organizzazione, la FAI, in senso classista e comunista libertario. I fatti però dimostreranno che così non era. Pur essendo stato il punto più alto del progetto comunista libertario, il successo del 1° CNLA rimase irripetuto e irripetibile. L’espulsione dei gruppi del Nucleo Operativo dalla FAI [11], la campagna scatenata contro alcuni gruppi dell’area comunista libertaria a seguito della presunta devastazione della sede milanese di via Scaldasole [12], la crisi interna dell’OAL [13], sono tutti fattori che contribuiscono all’indebolimento del progetto comunista libertario e alla sua sostanziale estinzione negli anni a venire. Ma si tratta comunque di fatti che esulano dagli scopi ristretti di questo scritto.

E’ quella del movimento “neo-piattaformista” degli anni ’70 una storia ancora tutta da scrivere, anche perché pochissimi finora se ne sono occupati e quasi mai in maniera soddisfacente [14].

Guido Barroero


Note:

1. "Al Convegno presenzieranno circa 250 militanti italiani, oltre ai delegati dell'AIT e dell'ORA-FL francese" [Fedeli-Sacchetti, Congressi e Convegni (1944-1995). Atti e documenti, Chieti 2002. Probabilmente il dato è sovrastimato, ma l’ordine di grandezza è quello.
2. La ricostruzione che segue è tratta dal mio articolo Tre libri e una questione ancora aperta in «A rivista anarchica» n. 311 dell’ottobre 2005.
3. Per le posizioni teoriche dei GAF è utile rivedere, tra l’altro, le tesi sul “feudalesimo industriale”, ispirate da una rilettura di Bruno Rizzi.
4. Autore di un attentato davanti alla questura di Milano nel maggio del 1973.
5. Tra queste doverosamente citiamo l’Organizzazione Anarchica Ligure (OAL), l’Organizzazione Anarchica Marchigiana (OAM), l’Organizzazione Anarchica Pugliese (OAP).
6. I gruppi FAI schierati su posizioni classiste e comuniste libertarie (che andranno a costituire il Nucleo Operativo) sono inizialmente: il Gruppo Comunista Anarchico di Bari, il Gruppo Comunista Anarchico di Molfetta, il Gruppo Comunista Anarchico "Kronstadt" di Napoli, il gruppo "Kronstadt" di Ancona, le sezioni di Civitanova, Jesi e Macerata appartenenti all'OAM, il Gruppo Comunista Anarchico Berneri di Perugia, il Gruppo Comunista Anarchico di Trieste, il Gruppo Comunista Anarchico di Forlì, il Movimento Anarco-Comunista Bergamasco, il Movimento Socialista Libertario di Milano.
7. Vi partecipano: Collettivo Lavoratori Anarchici di Roma, Coordinamento Operai Metalmeccanici di Milano, Coordinamento Operai Anarchici di Legnano, Commissione Sindacale dell’Organizzazione dei Comunisti Libertari (OAL) di Genova
8. Segnaliamo «Parità normativa» e «La nocività» a cura del Gruppo Comunista Anarchico di Bari; «I° Maggio, giorno di lotta non di festa» a cura dell’OAP; «Marini libero subito» a cura del Gruppo Anarchico di Molfetta. “Maggio 1937-Barcellona proletaria in lotta contro la reazione stalinista”, manifesto murale commemorativo delle giornate di Barcellona, a cura di Movimento Socialista Libertario (FAI), Azione AnarcoSindacalista, Gruppo Durruti di Trezzane Zingone. «Assistenza sanitaria» del Gruppo Comunista Anarchico di Bari.
9. Gruppo Anarchico “18 marzo” Macerata, Gruppo Anarchico Bakunin di Jesi, Gruppo Anarchico Makhno di Civitanova Marche, MAC di Bergamo, Gruppo Comunista Anarchico di Reggio Emilia, Gruppo Anarchico Berneri di Perugia, OAP di Bari e Molfetta, GCA Kronstadt di Napoli, MSL di Milano.
10. Adriana Dadà, “L'anarchismo in Italia fra movimento e partito”, Teti 1984.
11. Nella sua riunione romana dell’8 dicembre la Commissione di corrispondenza della FAI comunica ai gruppi federati che per non “aver ritirato la “loro proposta piattaformista di Patto Associativo….,né di dissociarsi dalle decisioni prese e dalle azioni compiute in armonia con la ideologia autoritaria piattaformista”, i 10 gruppi firmatari [il Nucleo Operativo] debbano ritenersi fuori dalla FAI e pertanto non sarà ad essi inviata la delega per partecipare ai lavori dell’XI Congresso della FAI”.
12. Con un documento del 27 settembre, i gruppi milanesi Lotta Anarchica (FAI), Bandiera Nera (GAF), Durruti e Milano ’73 (GAF) ne attribuiscono la responsabilità a militanti del MSL e AAS milanesi, dell’OAL e del Kronstadt di Napoli, sostenendo la tesi secondo la quale l’ORA francese e l’OAL sarebbero fonte di manovre esterne disgregatrici della FAI per spostare il movimento anarchico italiano su posizioni “piattaformiste” e “archinoviste”. La “devastazione”, in realtà è un episodio di una lunga faida milanese che viene utilizzato strumentalmente con intenti diffamatori.
13. La sezione genovese (OdCL) esce dall’OAL privandola della sua base di “massa” e ingenerando una crisi dell’organizzazione.
14. Ricordiamo solo due libri. Il primo, quello di Cardella-Fenech (Anni senza tregua. Per una storia della Federazione Anarchica Italiana dal 1970 al 1980) che ricostruisce faziosamente, all’interno di un’apologia acritica e superficiale della FAI, alcuni degli avvenimenti di cui abbiamo parlato. Il secondo, di Adriana Dadà (L’anarchismo in Italia: fra movimento e partito), ricco di documentazione ma anche di imprecisioni non da poco.

author by donato romito - FdCApublication date Thu Aug 22, 2013 23:46author address author phone Report this post to the editors

La mozione conclusiva del Primo CNLA venne sottoscritta da 30 gruppi sui 56 partecipanti all’assise bolognese dell’agosto 1973. La frattura che ne seguì fu all’origine di polemiche e forti contrapposizioni che portarono in ultima istanza all’espulsione dalla FAI delle organizzazioni del Nucleo Operativo, sancita nel corso dell’XI Congresso di Ancona del 22-26 dicembre 1973. [1]

Al primo CNLA bolognese seguì il 2° CNLA a Bergamo (1/4 novembre 1974), il 3° CNLA ad Ancona (3/5 ottobre 1975), il 4° ed ultimo CNLA a Bologna (7-8 dicembre 1975).

Le organizzazioni – tra nuove adesioni e defezioni – che presero parte alle attività del CNLA in quegli anni, fino al suo definitivo scioglimento nel febbraio 1977, si diedero strutture di dibattito (una commissione sindacale interregionale, una commissione interregionale scuola, una assemblea dei delegati, una segreteria), vennero stampati una decina di bollettini – tra atti dei lavori dei 4 CNLA ed approfondimenti specifici su temi sindacali, della scuola, dell’agricoltura, della distribuzione, della casa, degli organismi di massa [2] – ed ebbero un intenso periodo di incontri che si tenevano soprattutto in città come Ancona, Bergamo, Bologna, Genova, Livorno, Milano, Modena.

In queste città, infatti, avevano sede alcune delle più importanti realtà aderenti al CNLA, quali la OAM ad Ancona, il MCAB a Bergamo, la OAL a Genova, l’OCL toscana a Livorno, l’OCL a Milano, la FCA a Bologna e Modena.

Tuttavia, questa enorme mole di impegno e di risorse impiegate non riuscì a dare esiti concreti e duraturi, mentre il contesto politico-economico italiano mutava e si indirizzava rapidamente verso il collo di bottiglia di crisi e repressione della fine degli anni’70.

Il CNLA non seppe a venire a capo dell’ambiguità di fondo con cui era nato: se essere l’embrione di una organizzazione di massa libertaria o l’embrione di una organizzazione politica dei comunisti libertari. Il che potrebbe apparire paradossale per organizzazioni che si facevano sostenitrici del dualismo organizzativo.

Ma, se poteva già sembrare velleitario pensare da anarchici – seppur lavoratori – di farsi promotori di un’organizzazione di massa (non a base ideologica anarchica, ovviamente), ancor più difficoltoso e sterile fu il tentativo di costituire un’organizzazione politica nazionale, stante le diverse opzioni di percorso in campo. [3]

Come si dice in questi casi, i tempi non erano maturi, ma l’occasione persa fu di quelle veramente ghiotte, per la capillarità, i numeri e l’attività politica di massa che quella meglio gioventù [4] di organizzazioni e di militanti aderenti al CNLA erano in grado di dispiegare in quegli anni sotto l’egida del comunismo anarchico.

Donato Romito


Note

[1] cfr. Luca Lapolla “Gli anarchici di Piazza Umberto – La sinistra libertaria a Bari negli anni ‘70”, Centro Documentazione Franco Salomone, Fano, 2011
[2] vedi http://www.fdca.it/storico/preistoria-fdca/cnla-bollett...i.htm
[3] cfr. Lapolla, cit.
[4] “Quello che…..contribuirà a determinarne l’insuccesso saranno l’immaturità politica e comportamentale di alcuni gruppi di quest’area, l’uso spregiudicato di dinamiche organizzative e assembleari e, come nel caso dei GAAP, un certo settarismo intollerante che porta alla sottovalutazione degli “avversari”, così Guido Barroero nel suo articolo “Tre libri e una questione ancora aperta” in «A rivista anarchica» n. 311 dell’ottobre 2005

author by Centro Documentazione Franco Salomonepublication date Fri Aug 23, 2013 22:09author address author phone Report this post to the editors

Segnaliamo anche che la sezione savonese della OCL ligure (già OAL) aveva nel novembre 1974 iniziato le pubblicazioni del notiziario dell’Ufficio di Consultazione Sindacale a supporto dei lavoratori e delle strutture del CNLA, mentre nel febbraio del 1976 vedeva la luce il giornale nazionale Fronte Libertario della Lotta di Classe edito inizialmente a Milano a cura della OCL e poi ad Ancona a cura della OAM, che ne proseguì le pubblicazioni ben oltre l'esaurimento dell'esperienza del CNLA.
Presso il Centro di Documentazione Franco Salomone di Fano sono disponibili per la consultazione i materiali dell'esperienza del CNLA, tra bollettini, verbali e corrispondenza, nonchè materiale delle organizzazioni che intrecciarono la loro esperienza politica con quella del CNLA.

author by Marco cacopublication date Thu Sep 11, 2014 23:33author email macaco3x at yahoo dot itauthor address author phone Report this post to the editors

Al convegno di Bologna (al “Cassero” ancora in condizioni poco abitabili…) parteciparono anche altre componenti una delle quali si “confonderà” con l’area dell’Autonomia. Da Milano, Venezia, Treviso, Friuli arrivarono compagni che provenienti dall’ambiente operaio avevano dato vita all’esperienza delle “Assemblee autonome” dell’Alfa a Milano ed del Petrolchimico di Marghera, nonché del “Comitato Operaio Rex Zanussi”.
Noi qualche mese prima sempre a Bologna assieme a tanti compagni avevamo fondato quella che in seguito divenne la Prima Area dell’autonomia che era espressione diretta di comitati di fabbrica.
Eravamo Compagni che nella lotta pratica ogni giorno si scontravano coi sindacati unitari Flm e Fulc il cui servizio d’ordine (composto in gran parte dai controrivoluzionari del Pci) impediva anche la diffusione di un singolo volantino.
Pestaggi, minacce, delazione erano il loro pane quotidiano e poi a Bologna trovammo degli “anarchici “rifiutanti l'attacco aprioristico e non costruttivo verso i partiti della sinistra ufficiale e non, e verso le confederazioni sindacali, attacco che suscita posizioni qualunquiste e reazionarie” e che si prefiggevano di: ”promuovere lotte autonome movendosi, per motivi tattici, a seconda delle necessità, all'interno delle strutture sindacali per far esplodere le contraddizioni tra base e vertice.”
Per chiunque arrivasse dalle fabbriche queste erano parole vuote: non c’era nessuna “base” in contraddizione col vertice ma dei militanti picisti che pur non avendo che una scarsissima formazione politica erano inquadrati e solo questa era la loro forza, l’organizzazione.
Il concetto organizzativo era del resto l’aspetto che risaltava nell’azione dei Compagni dello Oal ligure che erano evidentemente influenzati dalla storia locale dell’anarchismo che dall’Impulso aveva condotto a Lotta Comunista.
Ma l’organizzazione ed anche l’internazionalismo senza strategia non sono nulla, ed infatti negli interventi e nel documento di maggioranza di quel convegno non vi fu traccia alcuna dell’impostazione generale che sorreggesse l’organizzazione che si voleva costruire. Su quest’ultimo punto del resto quei compagni rimasero nell’ incertezza, come del resto tutti i piattaformisti: volere il leninismo senza Lenin.
Organizzazione specifica, organizzazione di massa e sindacati riformisti cos’altro?? Paura anche dei termini e si sa che il fantasma più temuto era ed è la parola partito.
Poi ci dividemmo noi per la nostra strada chi con “collegamenti per l’autonomia “ chi con l’Area, Voi sull’argine sinistro dell’alveo anarchico.
Noi venimmo in seguito travolti dalla congiunzione fra l’arrivo dei “teorici” del pensiero oscuro alla Toni Negri e la maturazione avventurista di alcuni che poi finirono o sul selciato o in galera. La ristrutturazione dell’apparato industriale iniziata nel 1976 ( Olivetti, Innocenti prima Fiat poi) in larga parte ci espulse dalle fabbriche. Man mano che ti passava la voglia ti inventavi la “crisi della militanza” sproloquiavi sul "personale che diventava politico" ed infine ti suicidavi nel “nuovo” femminismo.
Voi dopo un’adolescenza stentata deperivate e qualcuno infine si ricoverava in qualche Camera del Lavoro.
A volte ci siamo ritrovati per un attimo nei documenti di minoranza della Cgil negli anni ’90, al carro dei capricci di Bertinotti e Patta: che fine ingloriosa.
Altri vent’anni sono passati e siamo ancora li che a rivendicare Bologna chi a dire che se la CGIL ieri era riformista ora la si può “spostare a sinistra”, ovvero verso il barato dove da decenni giace insepolto il Pci ( e questa è l’unica soddisfazione per molti attempati Compagni!).
Tiro fuori da un ammuffito Dox il materiale di allora e gentilmente allego il documento che usci da Bologna 1°. Rileggendolo mi vien mal di pancia, ma in che mondo vivevamo, comunque buona lettura.

4 Marzo 1973 – “Mozione conclusiva del Convegno dell’Autonomia organizzata” Bologna
L’incontro di lavoro e di verifica delle Assemblee Autonome e dei Comitati operai che si è svolto a Bologna il 3 e 4 marzo, ha concretizzato, in un confronto politico che partiva dalle realtà rappresentate, il tema dello sviluppo e dell’organizzazione dell’autonomia operaia. Il contributo militante dato dai compagni organizzati nelle varie situazioni è stato la base che ha permesso di non rimanere invischiati in un dibattito ideologico astratto, ma di centrare concretamente i problemi dello scontro di classe in atto nel paese. La classe operaia oggi all’offensiva contro i programmi di ristrutturazione capitalistica e contro la repressione, esprime la necessità, evidenziata nella riunione di Bologna, di muoversi verso livelli organizzati e alternativi dell’autonomia a livello nazionale. L’autonomia operaia ha espresso in questo ciclo di lotte il bisogno di organizzarsi attorno innanzitutto ad una logica politica e quindi agli obiettivi che ne scaturiscono. Difendere gli interessi reali della classe operaia significa di fatto acutizzare la crisi della borghesia, muovendosi su obiettivi che blocchino la ripresa produttiva e significa anche il superamento delle organizzazioni revisioniste per la costruzione dell’alternativa. La base di tutto questo è il comportamento politico dell’autonomia operaia che si muove come negazione dei bisogni di sviluppo del capitale e contro la sua componente riformista funzionale a questi bisogni (sindacati e partiti dell’arco costituzionale). Questo rifiuto dell’organizzazione capitalistica del lavoro che si esprime anche attraverso l’assenteismo come forma spontanea di reazione operaia, si articola su quegli obiettivi che l’autonomia è stata capace di praticare nelle singole realtà rappresentate, nella prospettiva politica della lotta alla ristrutturazione, alla repressione, all’organizzazione capitalistica del lavoro. Obiettivi collegati in questa prospettiva sono:
- rifiuto della mobilità e della polivalenza;
- lotta all’intensificazione dei ritmi e alla nocività;
- 36 ore;
- lotta ai licenziamenti
- salario uguale per tutti.
La pratica rivoluzionaria alternativa di questi obiettivi deve sviluppare l’attacco per far saltare la gerarchia aziendale, che in forma diretta si manifesta attraverso i dirigenti e i capi, in forma indiretta attraverso il crumiraggio organizzato e i tentativi di provocazione dei fascisti, sviluppando via via un processo tendente alla ingovernabilità della produzione. Di fronte a questo preciso attacco operaio il capitale ha bisogno di far pagare la sua crisi alla classe operaia. La classe operaia risponde con un livello organizzato che passa attraverso il salario garantito, in tutte le sue varie articolazioni. Salario garantito anche come programma di lotte sociali che vede nel territorio un momento organizzativo tra fabbriche, scuole e quartiere, insieme a tutti gli obiettivi di un progetto di riappropriazione di classe che esprima una lotta complessiva la cui qualità impone reazioni sempre più dure e violente da parte dello Stato borghese. Le proposte organizzative devono concretizzare le linee politiche espresse in questa mozione.
STRUTTURE – Si è stabilito di costituire una commissione che si raduna periodicamente con i compiti sottoelencati, fermo restando che tale soluzione ha necessariamente un carattere provvisorio e va verso la costruzione di strutture più solide sulla base della crescita unitaria e delle capacità di tutte le realtà rappresentative.Quindi:
1) la commissione è composta da due compagni per zona: Porto Marghera, Roma, Napoli, Milano, Torino;
2) tale commissione si assume la responsabilità di garantire continuità al processo di costruzione dell’autonomia a livello il più generale possibile. Si assume quindi la responsabilità politica di tutto quanto verrà fatto e promosso a livello comune (in particolare di promuovere i contatti e i rapporti politici con nuove realtà autonome);
3) le strutture di lavoro (sedi, stampe, ecc.) delle singole situazioni sono disponibili per sostenere la commissione in questo inizio di struttura unitaria, nella prospettiva di creare una struttura unitaria più completa;
4) la commissione dovrà ampliare la base strutturale al livello di mutuo soccorso rivoluzionario, autodifesa, finanziamento, ecc.;
5) a tutte le distinzioni, in base al processo di concreta costruzione promozione unitaria , la commissione promuove un incontro nazionale a tutte le realtà autonome.
STRUMENTI:
a) Uno degli strumenti che la commissione vuole concretizzare è un bollettino politico mensile: il primo numero è relativo alle conclusioni politiche di questo dibattito (esiste già la copertura finanziaria).
b) anche gli strumenti di stampa già operanti nelle varie zone saranno di appoggio e sostegno al bisogno più generale in modo da contribuire alla costruzione di una reale saldatura tra le varie situazioni autonome.
- la prima riunione della commissione deve affrontare anche il problema tecnico e finanziario del futuro bollettino. Indicativamente questa riunione si deve fare alla fine della prossima settimana;
- la commissione avrà anche lo scopo di concretizzare il discorso sul Sud, la violenza, la scuola, la situazione dcl movimento internazionale in altrettanti documenti allo scopo di essere sempre elemento promozionale e organizzativo dell’autonomia di questi settori.
Hanno partecipato ai lavori:
Milano – Alfa Romeo, Pirelli, Sit Siemens, Farmitalia, Binda;
Porto Marghera – Petrolchimico, Chatillon, Rex Pordenone;
Napoli – lgnis, GIE, Italsider, Edili, Porto,SIP, Mecfond;
Torino – FIAT Mirafiori, FIAT Rivalta, Telemeccanica AFM;
Genova – Italcantieri, Ansaldo Mecc. Nucl.;
Ferrara – Montedison, Eridania;
Firenze – Galileo, Carapelli;
Roma – ENEL, Policlinico, Sip, Edili

 
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