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Pordenone: welfare aziendale Nov 14 17 Nella battaglia dell'acciao GENOVA protagonista contro i LICENZIAMENTI... Nov 07 17 Catalogna: “Non è solo questione di ridisegnare un confine” Nov 05 17 Dove sono i nostri![]() ![]() ![]() ![]() Lavoro, classe e movimenti nell'Italia della crisi Un libro da non perdersi: Clash City Workers, Dove sono i nostri. Lavoro, classe e movimenti nell'Italia della crisi, ed. La Casa Usher, Lucca, 2014 - €10,00 Dove sono i nostriClash City Workers Numeri. Assoluti ed in percentuale. E poi grafici. Istogrammi. E le "torte". In bianco e nero. Sono la prima cosa che lo sguardo coglie al solo sfogliare questo volume di 200 pagine circa. Beh, di questi tempi è una caratteristica sorprendente che, sì, colpisce. Setacciate le fonti Istat (classificazione Ateco delle attività economiche appunto), fonti INPS, ministeriali, Eurostat, OCSE, ABI, sindacali... Riprese fonti classiche: insostituibile Marx soprattutto. E un pizzico di Debord. Per costruire un duplice telaio. Quello tematico: ri-trovare oggi nella materialità dei numeri e nella loro interpretazione i nostri: il proletariato, gli sfruttati, i non-possessori dei mezzi di produzione, la classe, i subordinati, i dipendenti salariati, le trasformazioni avvenute nel mondo del lavoro. Quello politico: smontare alcuni miti costruiti negli ultimi 20 anni (deindustrializzazione, scomparsa della classe, fine del proletariato, era della moltitudine, del precariato cognitivo, delle lotte madri di tutte le altre, delle disobbedienze di turno) per riposizionarsi nell'unica centralità che conta (quella proletaria), e ri-costruire sulla base della materialità dei dati una precisa prassi di lotta: "supportare la resistenza" vertenziale, "ma preparare l'offensiva" politica. Sullo studio di questa impressionante mole di dati si fonda dunque questa presa di posizione netta che caratterizza l'attività di ricerca e di lotta del collettivo Clash City Workers, al momento attivo - si apprende dalla quarta di copertina - a Napoli, Roma, Firenze, Padova. Dati pubblici, già disponibili ed usati anche in maniera superficiale in precedenza. Ma qui diventano dati economicamente intellegibili, politicamente significativi per un uso collettivo anticapitalista. Non si può dunque che salutare con piacere questo ritorno ad un'analisi strutturale classica. Ma, per ogni settore lavorativo, dopo aver dato conto della sua materialità, il collettivo CCW prova a dare anche indicazioni di intervento, senza nascondersi difficoltà e con opportuna prudenza. Con un obiettivo che però attraversa la lotta sindacale e che è quello di acquisire la "coscienza di sé, la coscienza di classe" (pag.197). Ma come? Vediamo. Nel capitolo finale, gli autori - senza presumere di inventare nulla di nuovo - si preoccupano di dare delle opportune indicazioni pratiche che qui scorriamo velocemente. La prima è "ricostruire la filiera [di un settore produttivo] agendo su ogni punto per creare l'alleanza più vasta possibile fra i lavoratori coinvolti nella produzione estesa" (pag.180). Ma farlo anche ad un livello internazionale, creando network internazionali di filiera. Agire sulle contraddizioni della questione femminile e degli immigrati (pag.183-186). Saper collocare la questione meridionale nella questione sociale nazionale e viceversa (pag.186-190). Lotta al neocorporativismo (pag.190-197). Qui un'analisi non ideologica del ruolo del sindacalismo confederale dal 1992 in poi. "Evitare un errore che è stato fatto e rifatto dalla sinistra negli ultimi venti anni. Quello di pensare che ci siano scorciatoie che ci permettano di rappresentare la classe, attraverso parole d'ordine o cartelli elettorali" (pag.197) A pag. 198, gli autori sembrano dichiarare a quale livello intendono fissare il loro compito: "(...) ogni forma sindacale (dall'autorganizzazione dei lavoratori, al sindacato di base, fino a quello confederale e autonomo) può e deve essere impiegata per entrare in contatto con quanti più lavoratori è possibile". E fin qui siamo nella prima parte dell'indicazione strategico-tattica "supportare la resistenza, ma preparare l'offensiva" (pag. 200).
Per preparare l'offensiva politica occorre che ogni opzione, ogni formula, ogni pratica va valutata in base alla "definizione quanto più chiara possibile dell'interesse proletario" (pag. 200). "Parliamo dei rapporti di produzione!" (pag. 200). "Siamo per il massimo sviluppo delle forze produttive, per l'organizzazione del lavoro e per le innovazioni tecnologiche che liberano il tempo e alleggeriscono il lavoro, per l'utilizzo a nostro vantaggio di tutto ciò che il capitale unisce" (pag. 200). "(...) accumulare le forze ... prendendoci le case, le merci, i trasporti, il denaro e tutto ciò che abbiamo prodotto e di cui la borghesia si è appropriata" (pag. 200). Infine "(...) lavorare tutti, lavorare meno e a salari più alti" (pag. 202) è la rivendicazione che deriva dal fatto che "l'indice più chiaro per misurare i rapporti di forza tra le classi è la quota di plusvalore che viene estratto dal proletariato (...)" (pag. 201-202). |
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