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Thursday August 28, 2014 00:35 by Donato Romito - FdCA
Nel 2001-2002 l'Argentina andò in default. Bancarotta. Tutti ricordiamo l'ira popolare, le manifestazioni del "cacelorazo", i mercati di quartiere con moneta libera e di libero scambio, l'esperienza delle "fabricas recuperadas" ed autogestite. Crogiuolo di rinascita anche del movimento libertario organizzato. Magari ricordiamo pure l'ira dei non pochi investitori italiani, mica solo quelli milionari, mal consigliati dalle banche, mobilitarsi per avere il rimborso dei bond argentini da loro acquistati per pura speculazione. Dopo il default, l'Argentina ha ristrutturato il suo debito per 191 mld di dollari, dilazionando le scadenze dei bond al 2005 e 2010, senza ricorrere alle draculesche politiche di austerity del FMI. Argentina, fondi avvoltoi e BRICS: solo coincidenze?Nel 2001-2002 l'Argentina andò in default. Bancarotta. Tutti ricordiamo l'ira popolare, le manifestazioni del "cacelorazo", i mercati di quartiere con moneta libera e di libero scambio, l'esperienza delle "fabricas recuperadas" ed autogestite. Crogiuolo di rinascita anche del movimento libertario organizzato. Magari ricordiamo pure l'ira dei non pochi investitori italiani, mica solo quelli milionari, mal consigliati dalle banche, mobilitarsi per avere il rimborso dei bond argentini da loro acquistati per pura speculazione. Dopo il default, l'Argentina ha ristrutturato il suo debito per 191 mld di dollari, dilazionando le scadenze dei bond al 2005 e 2010, senza ricorrere alle draculesche politiche di austerity del FMI. Il 92,4% dei creditori sottoscrissero l'accordo col governo di Buenos Aires. Tranne alcuni fondi statunitensi: l'Aurelius Capital Management, il Blue Angel e l'NML Capital controllato dal famelico hedge fund Elliott Management Corporation, creatura del noto miliardario, nonchè speculatore, statunitense Paul Singer. Sono noti come "fondi avvoltoi". Non a caso. Nel 2008 comprarono i bond argentini a prezzi irrisori per 1,3 mld di dollari da investitori che volevano disfarsene ad ogni costo. Operazione speculativa? Evidentemente no. Gli scopi dovevano essere ben altri, come vedremo. Nel 2012 il giudice federale di New York, Thomas Griesa, diede ragione a questi fondi ed ingiunse il governo argentino di ripagare i bond al loro valore nominale. Il 26 giugno di quest'anno la Corte Suprema degli USA ha convalidato la sentenza. Il che significa che se ottenessero il pagamento di 1,3 mld di dollari più 200 mln di dollari di interessi, in 6 anni avrebbero un profitto pari al 1680%!! E allora ecco i media mondiali annunciare che l'Argentina era di nuovo in default! Bancarotta ancora una volta. Però, che strano.. i mercati finanziari sono tranquilli nonostante gli indicatori economici argentini non siano affatto tranquillizzanti (PIL annuale dato al -1,2%; produzione industriale sotto del 4,9% in maggio, disoccupazione al 7,1%, tasso d'inflazione annuale al 35%...) e poi per le strade nessuna ira popolare, niente fragore di padelle e coperchi, nessun dispiegamento di forze a protezione delle banche... L'Argentina, unita orgogliosamente contro la prepotenza yankee che vuole sottomettere la sovranità economica nazionale. E poi dal 2005 l'Argentina ha sempre rispettato i termini di pagamento del suo debito. Il 28 giugno - occhio alla data - ha depositato presso la Bank of New York-Mellon ben $593 mln a pagamento dei possessori di bond che a suo tempo avevano sottoscritto l'accordo. Ma l'intera cifra è stata posta sotto sequesto del giudice Griesa per darla in pasto ai "fondi avvoltoi". Nello stesso periodo, veniva ospitata nelle capitali dell'America Latina una delegazione di personaggi di alto rango: i capi di stato dei paesi facenti parte dei BRICS (acronimo di Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa, coniato dalla Goldman Sachs nel 2001 per il loro avere niente in comune se non l'essere grossi ed in via di sviluppo), convenuti a latitudini così meridionali per il loro VI vertice del 15 luglio in quel di Fortaleza del Brasile. (vedi http://www.anarkismo.net/article/27185). Il presidente cinese Xi Jinping, in visita a Buenos Aires, aveva annunciato - udite udite - che la Banca Centrale Cinese aveva emesso uno swap monetario da $11 mld a favore dell'Argentina. Il presidente russo Vladimir Putin, sia a Buenos Aires che nel vertice BRICS di Fortaleza, aveva dichiarato che occorreva una nuova architettura economica e finanziaria a livello globale. La presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner chiedeva anch'ella la creazione di un nuovo ordine finanziario globale che permetta uno sviluppo economico sostenibile. Dunque, sembra che la partita sui bond argentini entrasse nel più ampio e più turbolento scenario geopolitico delle istituzioni finanziarie internazionali. Infatti, a 70 anni dagli accordi del luglio 1944 a Bretton Woods (cittadina del New Hampshire, USA) che crearono la Banca Mondiale ed il Fondo Monetario, i BRICS hanno lanciato le loro due istituzioni finanziarie: la New Development Bank (capitale iniziale di 50 mld di dollari) per finanziare infrastrutture e progetti di sviluppo sostenibile e la Contingent Reserve Arrangement (capitale iniziale 100 mld di dollari) per soccorrere i paesi membri in difficoltà finanziarie. Allora, l'Argentina non è in default. Ma i "fondi avvoltoi" restano tali. Le nuove istituzioni dei BRICS sono attese al varco della competizione globale. L'ordine mondiale non sembra in discussione. Partenogenesi del capitalismo internazionale. Donato Romito |
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