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La tradizione perduta del sovietismo francese

category francia / belgio / lussemburgo | storia dell'anarchismo | recensione author Monday April 20, 2015 01:26author by Michael Schmidt

Recensione del libro di David Berry: A History of the French Anarchist Movement, 1917-1945

Per un osservatore esterno anglofono , il movimento anarchico francese - distinto dal movimento anarchico francofono in Nord Africa, Vietnam, ecc. - appare spesso come il movimento "madre" in virtù della grande federazione sindacale della CGT la quale, sotto l'egemonia anarchica, si era amalgamata con le locali Bourses du Travail nel 1895, costruendo un modello "apolitico" di anarcosindacalismo di massa che venne replicato in paesi francofili come la Polonia, nella maggior parte d'Europa ed in territori molto lontani come il Brasile, l'Egitto ed il Senegal. [English]
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Per un osservatore esterno anglofono, il movimento anarchico francese - distinto dal movimento anarchico francofono in Nord Africa, Vietnam, ecc. - appare spesso come il movimento "madre" in virtù della grande federazione sindacale della CGT la quale, sotto l'egemonia anarchica, si era amalgamata con le locali Bourses du Travail nel 1895, costruendo un modello "apolitico" di anarcosindacalismo di massa che venne replicato in paesi francofili come la Polonia, nella maggior parte d'Europa ed in territori molto lontani come il Brasile, l'Egitto ed il Senegal.

Il movimento francese è stato uno dei più ampi, dei più influenti e dei più duraturi fra tutti i movimenti anarchici; ed a parte la sua soppressione per 4 anni durante l'era di Vichy, esso ha operato ininterrottamente dalle sue origini all'interno dei sindacati della Prima Internazionale nel 1868 fino ai giorni nostri. Ora gestisce una stazione radio 24 ore su 24, parecchi piccoli sindacati anarcosindacalisti, istituti di ricerca, case editrici ed un significativa struttura di collegamento di reti contro-culturali.

Allo stesso modo, per un francofono che guarda dall'interno, il movimento anarchico francese, pur non essendo più egemonico nel mondo del lavoro come nel periodo 1895-1920, riesce ancora a proporsi come un'esperienza socio-politica a tutto campo. Cosa che rende difficile ad un ricercatore distinguere il legno dagli alberi. Ciò che complica le cose è che nel 1920 il movimento iniziò a frammentarsi e di conseguenza dovette fare i conti con il prestigio del bolscevismo del post-1917, e -cosa rara- tenere d'occhio "tutte" le diverse risposte organizzative delle varie fazioni.

Berry riesce benissimo a fornire una visione olistica del frammentarsi del movimento di fronte alla tripla minaccia portata dal riformismo (nel 1920 la CGT tocca il massimo 2,46 milioni di iscritti, più della famosa CNT durante la Rivoluzione Spagnola - ma si trattava in gran parte di colletti bianchi, molto distanti dalle sue origini operaie), dal bolscevismo, dal fascismo francese e dal nazismo.

Mentre una maggioranza di "pragmatici" sindacalisti apolitici era felice di formare un'opposizione (insieme ai bolscevichi) all'interno delle centrali sindacali riformiste, in una strategia di auto-difesa, la minoranza anarcosindacalista esplicitamente rivoluzionaria invece iniziò ad uscire da queste centrali per formare federazioni più piccole e più che mai puriste e contemporaneamente le organizzazioni "politiche" anarchiche dovevano fare i conti con l'erosione della base industriale nel movimento di massa, con conseguenti scismi dolorosi, specialmente tra i ben organizzati "piattaformisti" da una parte ed i "sintetisti" pluralisti dall'altra, un'animata divisione che dura tutt'oggi.

La frammentazione del movimento comportò anche una diversità di risposte da dare ai temi cruciali come quello di misurarsi con l'estrema destra francese, con la Rivoluzione Spagnola, con il movimento di liberazione in Algeria, temi rispetto ai quali i piattaformisti erano per un intervento diretto, mentre i sintetisti erano in gran parte per un supporto critico. Infine Berry non sfugge alla inquietante questione di quei pochi anarchici ed individualità che collaborarono o erano compromessi con Vichy.

Ma il maggiore contributo di Berry alla comprensione della politica rivoluzionaria in Francia tra le due guerre riguarda la tradizione perduta del sovietismo francese, un movimento di massa che risulta trascurato da chi studia il sovietismo (comunismo consiliarista) in altri paesi come l'Italia, la Germania, l'Ungheria ed anche il Regno Unito. Questo movimento ha le sue radici nella linea dura della resistenza comunista anarchica ed anarcosindacalista contro il militarismo della 1GM e portò nel maggio 1919 alla nascita in Francia del Partito Comunista (PC) di tendenza anarcocomunista. Se ciò può apparire strano, si tenga presente che tali partiti comunisti antistatalisti, antiparlamentaristi, antiautoritari (e dunque non bolscevichi) nacquero nel medesimo periodo anche nel Regno Unito, in Brasile, in Portogallo, in Sud Africa e probabilmente in Cecoslovacchia ed in Vietnam, ovunque anticipando la nascita dei Partiti Comunisti "ufficiali".

In Francia questo PC costruì una rete di base sindacale all'interno della CGT che portò alla nascita a Parigi del Soviet Regionale Autonomo, il quale tenne un congresso nel dicembre 1919 a cui parteciparono 35 soviet della capitale e di altre parti della Francia, sconfiggendo la linea leninista e riaffermando il sovietismo libertario. Ne seguì la formazione della Federazione Comunista dei Soviet (FCS), con il quindicinale Le Soviet, come organo di stampa. Come spiega Berry, la FCS era strutturata sui consigli operai nei posti di lavoro, che insieme ai quartieri erano rappresentati nei soviet locali, a loro volta rappresentati nei soviet regionali, con un congresso composto solo da delegazioni di consigli operai e soviet locali quale organismo politico decisionale. Purtroppo, nel 1921 la FCS entrò in una fase di declino con la fondazione del PC ufficiale, i cui iscritti erano in gran parte provenienti da organizzazioni della destra interna alla FCS, come il Partito Socialista. Le condizioni favorevoli ad una rivoluzione sarebbero riapparse in Francia solo nel 1968, quando l'anarchismo ed il sindacalismo rivoluzionario erano ancora vivi, ma marginali come movimento.

Il libro di Berry è un testo fondamentale per chi studia non solo il movimento anarchico, il movimento sindacalista rivoluzionario ed il movimento comunista consiliarista, ma anche più ampiamente la politica ed il sindacalismo francese tra le due guerre. Mi auguro che a questo volume faccia seguito uno studio sul movimento anarchico francese dal secondo dopoguerra ai giorni nostri.

Michael Schmidt

Traduzione cura di Alternativa Libertaria/FdCA - Ufficio Relazioni Internazionali

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