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Turchia: Modernizzazione, Autoritarismo ed Islam politico

category grecia / turchia / cipro | vari | opinione / analisi author Thursday June 28, 2007 23:46author by Ender Yılmaz & José Antonio Gutiérrez D. Report this post to the editors

Il seguente articolo sta per essere pubblicato sul n° 13 di "Red & Black Revolution" (rivista del Workers Solidarity Movement, Irlanda). Vi si esamina la recente evoluzione della società turca dopo il golpe del 1980, e l'incessante scontro tra i militari ed i partiti islamisti quale conflitto per l'egemonia interno a settori della borghesia turca.


Turchia: Modernizzazione, autoritarismo ed Islam politico

Ender Yilmaz & José Antonio Gutiérrez D.

Il seguente articolo sta per essere pubblicato sul n° 13 di "Red & Black Revolution" (rivista del Workers Solidarity Movement, Irlanda). Vi si esamina la recente evoluzione della società turca dopo il golpe del 1980, e l'incessante scontro tra i militari ed i partiti islamisti quale conflitto per l'egemonia interno a settori della borghesia turca.

A distanza di quasi 10 anni da quel golpe post-moderno del 1997, in cui la coalizione governativa composta dal Refah Partisi islamista (Partito del Benessere, noto come Refah) e dal destrorso Partito della Retta Via (DYP - Doğru Yol Partisi) venne costretta alle dimissioni e quindi messa fuori legge, stiamo assistendo oggi ad un'altra dimostrazione di forza dei potenti militari turchi a conferma del ruolo decisivo che hanno sempre avuto nella politica turca. Dopo la nomina a presidente in aprile di Abdullah Gül da parte del Primo Ministro Erdoğan, c'è stato un boicottaggio parlamentare organizzato dalla opposizione laica dei Turchi Bianchi, guidati dal Partito del Popolo Repubblicano (CHP - Cumhuriyet Halk Partisi). Nonostante vi fossero precedenti decisioni a sostegno della scelta del governo, il Consiglio di Stato ha dato ragione all'opposizione, ma non prima che i militari si facessero sentire con il comunicato del 27 aprile, con cui facevano nuovamente capolino le paure per un intervento dell'esercito e per una ripresa di quella repressione che aveva martoriato la vita pubblica del paese per tutto il XX secolo. Insomma il potere politico dell'esercito si era dimostrato vivo e vegeto[1].

Due giorni dopo si teneva a Istanbul una manifestazione di massa all'interno di una iniziativa denominata "Incontri Cumhuriyet". Dietro questa idea, concepita mesi prima delle elezioni presidenziali dai laici moderati o dalle Ong filo-militari, c'era il giornale filo-militare "Cumhuriyet" (Repubblica). Questi laici delle classi piccolo e medio borghesi urbane sono anche noti come i Turchi Bianchi. Gli slogan dei manifestanti erano tutti contro il governo islamista, ma anche contro ogni ipotesi di intervento dei militari. Complicando ulteriormente la crisi politica in corso.

L'attuale fase di impasse con l'esercito è la smaccata espressione di uno dei paradossi della Turchia: quello in cui il laicismo è nelle mani di una forza autoritaria, mentre all'islam politico spetta giocare le carte della democrazia[2]. Ma per capire la reale natura di questo apparente paradosso, è importante scavare più a fondo nella storia della società turca.

Lo Stato Kemalista e l'Industrializzazione

La Turchia è stato negli anni '30 uno dei primi paesi a sviluppare il modello economico ISI, basato su una Industrializzazione in grado di Sostituire le Importazioni. All'indomani della sconfitta nella Grande Guerra, i kemalisti volevano creare una borghesia nazionale sulle rovine dell'Impero Ottomano. Si trattava di una sterzata particolarmente autoritaria e militare verso la modernizzazione, impressa da Mustafa Kemal, (poi denominato Atatürk[3]). Kemal era stato un generale alla guida della resistenza armata contro l'occupazione greca - voluta dalla Gran Bretagna - della Turchia occidentale negli anni '20; aveva poi fondato il CHP che divenne l'unico partito al governo nel paese dal 1923 al 1950. Sebbene all'inizio fosse orientato verso un'economia di libero mercato, dopo la crisi del 1929 optò per una linea di modernizzazione basata sul radicamento della fiducia verso la sostituzione delle importazioni. Protesse alcune industrie di nuova formazione, allo scopo di industrializzare il paese e di renderlo autosufficiente e moderno. In una sola parola, i kemalisti stavano cercando di trasformare la Turchia da un sultanato in una moderna repubblica occidentale[4].

Queste scelte stimolarono la borghesia turca e di orientamento sunnita, ma la religione venne sottomessa all'autorità statale. L'obiettivo non era solo quello di dare un cuore all'industrializzazione (una borghesia nazionale), ma anche quello di cucirle addosso a forza un laicismo di facciata.

Dopo la 2GM, sia le direttive degli USA che l'opposizione interna dei grandi proprietari terrieri[5] costrinsero il CHP ad accettare un sistema multipartitico. Nelle prime elezioni libere dopo 30 anni, il CHP venne sconfitto dal Partito Democratico (DP - Demokrat Parti). Per cui, negli anni '50, la crescita economica venne spostata dall'industria all'agricoltura, per poi ritornare nelle mani del capitalismo industriale dopo il colpo di stato militare del 1960. Il DP venne messo fuorilegge e si convertì in Partito per la Giustizia (AP - Adalet Partisi) e, potendo contare sull'appoggio della numerosa popolazione rurale, divenne per 20 anni uno dei principali partiti in parlamento. Poiché fu solo grazie al sostegno dei militari che il CHP poté vincere le elezioni del 1961, il partito cercò di cambiare dandosi un'immagine più popolare ed alternativa. Alla fine degli anni '60 si dichiarò di "centro-sinistra" e con slogan del tipo "la terra a chi la lavora, l'acqua a chi la usa" il CHP riuscì a governare ancora molte volte nel corso degli anni '70. Nel 1973 gli industriali formarono la Türk Sanayicileri ve İşadamları Derneği (TÜSIAD - Associazione degli Industrialisti e Imprenditori Turchi) che diventò presto un attore determinante specialmente nella propaganda contro le politiche industriali protezioniste ISI degli ultimi anni '70[6].

Il modello ISI aveva avuto un gran successo, ma per quanto autosufficiente, la Turchia aveva pur sempre un maledetto bisogno di petrolio e di nuove tecnologie da reperire sui mercati esteri. Le due crisi petrolifere degli anni '70 misero fine al regime dei prezzi stabili e bassi dell'energia, che era stato uno dei pilastri dell'egemonia globale degli USA, e la Turchia entrò in una crisi profonda. Uno dei problemi più grandi era quello dell'industria, la quale pur in grado di reggere sul mercato interno, non era invece competitiva sui mercati esteri. Il che alimentava uno dei fattori della crisi, e cioè l'impossibilità di ottenere quella valuta estera (dollari), peraltro indispensabile per comprare sia petrolio che tecnologia[7].

Il governo fu costretto a ricorrere a massicci prestiti internazionali, con la conseguenza di far crescere il disavanzo ed il debito. La crisi, che si manifestò con virulenza alla fine degli anni '70, con lo scontro tra la sinistra e la destra nazionalista, ebbe uno sbocco nella "soluzione" autoritaria del colpo di stato del 1980. Diversamente dai due precedenti colpi di stato militari (1960 e 1971), questa volta si trattò di un brutale tentativo fatto per il bene del paese per sradicare quella sinistra rivoluzionaria, che aveva portato grandi masse di lavoratori alla lotta ed alla resistenza durante il periodo dal 1961 al 1980, sotto le bandiere del sindacato rivoluzionario DİSK (Confederazione dei Sindacati Rivoluzionari della Turchia), che aveva visto crescere ed emergere negli anni '70 sia una intellighenzia di sinistra che un movimento studentesco, e che al tempo stesso aveva portato un certo numero di cambiamenti strutturali nel modello economico ISI.

Similmente a quello che accadeva nel Cile di Pinochet, la struttura autoritaria dello Stato tornò utile per varare una serie di mutamenti impopolari che sarebbero stati altrimenti impossibili in un contesto democratico. Ed una volta fatti i cambiamenti, l'eliminazione fisica dei militanti di sinistra era la garanzia perché non ci sarebbe stata nessuna possibilità, almeno nel prossimo futuro, perché un'opposizione mettesse in discussione il nuovo ordine da un punto di vista rivoluzionario. Ma i golpisti non si accontentarono di usare la struttura autoritaria dello Stato per i loro fini: accentrarono nelle loro mani altre prerogative autoritarie tramite la nuova Costituzione (approvata nel 1982) e l'introduzione di una nuova istituzione dello Stato chiamata Consiglio di Sicurezza Nazionale (CSN)[8].

Il golpe del 1980: lo Stato turco come Stato anti-insurrezionale

Questo Consiglio di Sicurezza Nazionale era una istituzione già ben nota in America Latina, dove era stata istituita in molti stati all'indomani del periodo contro-rivoluzionario degli anni '70. Non è quindi una coincidenza se vediamo la stessa istituzione emergere in Turchia in seguito all'intervento dei militari. La posizione cruciale della Turchia quale alleato strategico dell'imperialismo USA e membro della NATO in quell'area politicamente instabile che è il Medio Oriente, fa sì che il CSN non fosse una coincidenza ma la logica risposta dell'Esercito e di quella borghesia monopolista che non era in grado di avere una posizione egemonica ad altri settori della stessa borghesia (non-monopolisti, piccola borghesia, ecc.). Si potrebbero fare molti paralleli tra lo Stato turco creato durante il golpe ed il modello statale anti-insurrezionale prevalente in America Latina, modello basato sulla Dottrina della Sicurezza Nazionale ed esplicitamente disegnato per sopprimere i movimenti rivoluzionari ed anche quelli riformisti. Vale la pena allora di rileggere le parole del teorico sudamericano Ruy Mauro Marini quando descrive lo Stato anti-insurrezionale, ma non tanto per cercare a tutti i costi somiglianze e differenze tra la Turchia e gli stati dell'America Latina, quanto per disporre di categorie utili a meglio capire il sistema politico della Turchia da un punto di vista rivoluzionario. La descrizione strutturale di questo tipo di Stato - al di là della facciata specifica che possono avere - torna utile per il caso della Turchia.

"Lo stato anti-insurrezionale (...) presenta una ipertrofia del potere esecutivo (...) rispetto agli altri poteri (...) con l'esistenza di due istanze decisionali all'interno dello stesso Esecutivo. Da un lato, il potere dei militari, costituito dallo Stato Maggiore delle Forze Armate (...); il Consiglio di Sicurezza Nazionale, l'organo decisionale supremo, in cui i rappresentanti dell'esercito siedono con i diretti delegati del Capitale; ed i servizi di intelligence che informano, orientano e preparano il processo decisionale. Dall'altro lato, abbiamo il potere economico, rappresentato dai ministri dell'economia, dai tecnocrati civili e militari in posizioni chiave nelle compagnie di Stato (del credito, della produzione e dei servizi). In questo modo il Consiglio di Sicurezza Nazionale diventa l'istituzione in cui si incontrano le due istanze, in cui si creano le reciproche intese, diventando così il vertice, l'organismo vitale dello Stato anti-insurrezionale."[9]

Esso è quindi uno spazio di condivisione del potere dei capitalisti monopolisti e dell'Esercito. Ma esso è anche, secondo Marini, una forma peculiare dello Stato borghese con quattro poteri invece dei classici tre (Esecutivo, Legislativo e Giudiziario), poiché il quarto potere - il Consiglio di Sicurezza Nazionale - garantisce alle Forze Armate di avere l'ultima parola nelle scelte politiche, una sorta di ruolo autoritario di "moderatore" in un contesto politico afflitto dalle contraddizioni interne.

Come scrive Keyder per il caso della Turchia, "all'interno del CSN, i capi militari dell'apparato si incontrano con gli alti membri del governo e decidono d'autorità le politiche da seguire. Il CSN è dotato di una segreteria permanente e di uno staff, ed è ideato per concentrare tutta l'intelligence e per elaborare le politiche da affidare ad una imponente burocrazia, perché provvedesse ad applicarle, spesso bypassando gli stessi ministri di nomina politica (...) Praticamente ogni cosa, dalla politica estera e militare alla struttura dei diritti civili e politici, dai programmi delle scuole secondarie al piano energetico nazionale, doveva essere prima o poi decisa nella sessione mensile del CSN, invariabilmente secondo le linee guida formulate dalla segreteria"[10].

Lo Stato anti-insurrezionale non esiste solo in condizioni di dittatura militare, ma può esistere anche sotto le vesti democratiche. Nel caso della Turchia, infatti, la giunta golpista del 1982 è ancora lì in carica grazie alla Costituzione del 1982, ed è presente all'interno della attuale democrazia, le caratteristiche principali del "democratico" Stato anti-insurrezionale essendo la prevalenza di questo Quarto Potere (il CSN), il limitato carattere democratico delle istituzioni turche (di solito tali limiti sono evidenti proprio nelle procedure elettorali[11]) e l'esistenza di una certa legislazione di eccezione nonché di una legge anti-terrorismo di ampia applicazione.

Tutte queste caratteristiche autoritarie dello Stato si sono ulteriormente accentuate con il conflitto kurdo, nel periodo che va dal 1984 al 1999. In un quadro in cui è ripreso il conflitto tra le fazioni rivali della borghesia e si assiste ad una nuova ondata di attacchi del PKK nel sud-est a partire dal 2003, è abbastanza probabile che, pur in presenza di qualche liberalizzazione, alcuni di questi aspetti autoritari resteranno vigenti nel lungo periodo e se necessario anche rafforzati.

Neoliberismo e nuovi blocchi nelle classi dominanti

Con il golpe del 1980, iniziano profondi cambiamenti nella società turca, e non solo a livello dello Stato. La giunta militare scioglie tutti i partiti politici e tutti i sindacati eccetto il sindacato di stato, la TÜRK-İŞ (Confederazione dei Sindacati Turchi). Una massiccia ondata di economia neoliberista, che sarebbe potuta venire solo manu militari, attraversa il paese approfittando proprio delle eccezionali misure repressive dovute allo Stato militare. In assenza di una riposta da parte del movimento dei lavoratori, lo Stato mette in opera una serie di drastiche misure per liberalizzare il modello economico, procedendo alle privatizzazioni, alla riduzione del settore pubblico, alla flessibilità del lavoro ed alla deregulation in economia. I prevedibili esiti di tali misure sono la svalutazione e la stagnazione dei salari reali, la riduzione forzata del monte salari nel bilancio statale, lo smantellamento di certe industrie con conseguente impatto a danno dell'occupazione e della distruzione della base operaia dei sindacati[12].

Solo tre partiti partecipano nel 1983 alle prime elezioni dopo il colpo di stato: il Partito della Madrepatria (ANAP - Anavatan Partisi), il Partito Nazionalista Democratico filo-militare (MDP - Milliyetçi Demokrasi Partisi) ed i social-democratici del Partito Populista (HP - Halkçı Parti). Contrariamente alle aspettative della giunta militare, l'MDP viene sconfitto dall'ANAP e poi si scioglie. Dopo una serie di trasformazioni e cambiamenti di sigla, l'HP è diventato quello che è l'attuale CHP.

Il modello ISI viene rimpiazzato col modello impostato dall'IMF con misure di austerità fiscale e col modello di una Industrializzazione Orientata all'Export (IOE). Il nuovo sistema economico però non funziona, contrariamente alle aspettative e nonostante il fatto che si fosse eliminato l'ostacolo maggiore per una stabile accumulazione capitalistica, e cioè la resistenza organizzata della classe operaia. Gli stessi modesti livelli di crescita degli anni '80 vengono raggiunti ricorrendo ad un crescente debito estero. In contrasto con i modesti profitti degli industriali di Istanbul, la piccola e media borghesia dell'Anatolia[13] beneficia moltissimo del modello basato sulle esportazioni. Le cosiddette Tigri dell'Anatolia hanno sviluppato zone industriali nel paese sfruttando la mancanza di sindacati ed i loro forti legami nella comunità islamica. Hanno ricevuto ben poco sostegno da parte dello Stato e sono sempre state lontane dalle elites tradizionali come le burocrazie di Stato e la TÜSIAD. Nel 1983 si sono dotate di un partito, il partito islamista Refah, seguendo la tradizione di due partiti precedenti degli ultimi anni '60 e degli anni '70[14], e non solo sono riuscite a mettere insieme la borghesia dell'Anatolia, ma anche a costruirsi un crescente sostegno popolare (i partiti di destra come il DP negli anni '50 avevano un forte seguito tra la popolazione rurale. Gli immigrati nelle città hanno continuato a sostenere questi partiti, grazie ad una rete di clientelismo. Il CHP e la sinistra riuscivano ad avere l'appoggio dei piccoli contadini e degli emigrati nelle città negli anni '70, ma tutto questo era già finito negli anni '80 dopo il golpe. Il vuoto nelle città è stato poi riempito dalle Ong islamiche negli anni '80, fino alla costituzione di Refah).

Il sistema bancario turco è stato afflitto da problemi strutturali e dalla corruzione durante gli anni '90 e questo ha provocato le crisi finanziarie del 1991, 1994, 1998 ed ancor peggio è andata tra il 2000 e il 2001. Le condizioni di vita della classe operaia sono terribilmente peggiorate negli anni '80, finché nel 1989 un'ondata di proteste, soprattutto nel Pubblico Impiego, ha portato a notevoli aumenti dei salari reali e gettato le basi per la nascita degli attuali sindacati del settore pubblico[15]. Naturalmente questo ha inciso sulla spesa pubblica, già provata dalle spese militari per la guerra contro il PKK, che il governo pensava di poter finanziare attraverso il flusso di capitali dall'estero. Dietro queste crisi, comunque, vi era la liberalizzazione dell'imposta sul capitale del 1989 con cui si eliminavano le barriere tra i flussi di capitale in entrata e in uscita, vi era una struttura amministrativa e legale troppo debole per regolare il sistema bancario e vi era una instabilità macroeconomica. Il capitale finanziario turco ha fatto profitti giganteschi grazie a questo sistema malato. Ha comprato il debito dello Stato e garantito margini a tassi di interesse veramente ridicoli, a volte del 20% [16].

La borghesia dell'Anatolia si è organizzata nella Müstakil Sanayici ve İş adamları Derneği (MÜSIAD - Associazione Indipendente degli Industrialisti e Imprenditori) negli anni '90 ed ha appoggiato l'instabile coalizione Refah-DYP[17] al governo nel 1996-97. Contrario all'orientamento verso i mercati esteri della borghesia dell'Anatolia, questo governo ha avuto un orientamento più regionale e ha cercato di aumentare gli scambi e la cooperazione con i paesi del Medio Oriente. La coalizione viene colpita dallo scandalo del famoso incidente d'auto di Susurluk[18], dove morirono l'ex-vice capo della polizia di Istanbul ed i leader dei Lupi Grigi, la violenta organizzazione giovanile del partito fascista MHP (Partito d'azione nazionalista); fu ferito anche un deputato del DYP che era il leader di un clan kurdo e di un gruppo numeroso di guardie anti-PKK di un villaggio nel Kurdistan settentrionale. Vennero così svelati i legami tra le forze di sicurezza, il mondo della politica ed il crimine organizzato.

L'esclusione del partito islamista Refah dal governo viene letta come una sorta di golpe post-moderno. Venne fatta durante una regolare sessione del Consiglio di Sicurezza Nazionale il 28 febbraio 1997 ed i militari usarono una campagna popolare[19] per mobilitare il popolo contro il governo, con l'accusa di aver cercato di sovvertire la laicità dello Stato. In realtà, non si trattava che di un altro capitolo nel conflitto inter-borghese per l'egemonia. Con la messa al bando di Refah, i suoi membri formarono un altro partito, Fazilet[20], sciolto d'ufficio anch'esso nel 2001, per poi riemergere immediatamente con due partiti: i duri del Saadet[21] ed i moderati dell'AKP[22] che è attualmente al governo ed ha poco meno dei 2/3 dei deputati.

Un nuovo millennio e nuovi conflitti tra le élite

La devastazione provocata dalle crisi economiche del 2000 e 2001 ha avuto un impatto anche sulla politica, e nel novembre del 2002 gli elettori hanno dato all'AKP più della maggioranza assoluta in parlamento. Una cosa del genere non accadeva dalla vittoria elettorale del Partito Democratico negli anni '50. I partiti della precedente coalizione di governo [23] si sono fermati solo al 13% dei voti[24].

Il governo dell'AKP ha fatto una svolta neoliberista e parecchie privatizzazioni, attirando un forte flusso di capitali dall'estero che è andato a finanziare il crescente deficit della bilancia commerciale. L'inflazione è scesa sotto il 10%[25] e dal 2002 la Turchia cresce ad un tasso annuo del 7,5%. Ma contemporaneamente, peggiora la disoccupazione, a dimostrazione del fatto che la crescita avviene grazie all'aumento dello sfruttamento della forza lavoro impiegata, senza però produrre altra occupazione. Il futuro dell'economia, comunque, dipende in effetti dalla percezione e dagli umori delle forze finanziarie globali ed ogni segnale negativo può provocare una crisi simile a quella asiatica del 1997-98.

Negli ultimi 4 anni, sono emersi quattro blocchi di potere tra le classi dominanti: i militari, la TÜSIAD, la MÜSIAD ed i Fethullahisti della Türkiye işadamları ve Sanayiciler Konfederasyonu (TUSKON - Confederazione degli Imprenditori ed Industrialisti della Turchia). Fethullah Gülen ha lasciato il tradizionale movimento Nurcus[26] ed ha creato un nuovo impero nelle sue mani, fatto di corporazioni, scuole superiori, università[27], ecc. Nel 1999 gli assets di questo impero in Turchia sono stati stimati in 25 miliardi di dollari[28]. Gülen ha avuto buone relazioni con i governi di centro-destra, ha una forte propensione verso gli USA e negli anni recenti i suoi associati hanno formato la loro prima organizzazione di industrialisti chiamata TUSKON. Nel 1999 Gülen è stato accusato di aver cercato di infiltrarsi negli apparati dello Stato a tutti i livelli (esercito, polizia e burocrazia) e per questo ha lasciato la Turchia. Ora vive negli USA ma ha ancora una grande influenza nel suo paese, grazie ai suoi seguaci Fethullahisti, i quali probabilmente svolgono un ruolo attivo negli attuali contrasti tra l'AKP ed i militari.

Tranne la MÜSIAD, gli altri tre blocchi di potere hanno strettissimi legami con l'imperialismo USA, ma tutti e quattro hanno una comune storia politica. I militari ed il TÜSIAD hanno un medesimo patrimonio culturale e storico, essendo stati insieme il tradizionale blocco al potere per molti anni. Tutti i gruppi legati al business, tuttavia, sono critici verso il ruolo dei militari e sono favorevoli ad un mondo di politica borghese incentrato sul parlamento. In particolar modo, la TÜSIAD si batte per riforme che portino all'ingresso della Turchia nella UE, ma va detto che la TÜSIAD è controllato da holdings nelle mani di poche famiglie. Per cui le critiche verso il ruolo politico dei militari potrebbe non essere condiviso dalla maggior parte dei membro della TÜSIAD.

L'occupazione USA dell'Iraq ha sconvolto gli equilibri politici in Turchia. I militari non hanno mai spinto per una partecipazione turca alla guerra in Iraq e grazie al tradizionale islamismo anti-USA di molti parlamentari dell'AKP [29], il parlamento non ha dato l'approvazione per l'uso del suolo turco per l'attacco[30]. Il movimento contro la guerra non è riuscito però ad attrarre le masse, che pure avevano forti sentimenti di opposizione alla guerra, ma il fallimento più grosso è stato quello di restare silenti sulla guerra nel Kurdistan turco per non alienarsi i moderati. Oggi, però, esiste di fatto uno stato kurdo nel nord dell'Iraq ed il PKK ha messo fine ai suoi quattro anni di cessate-il-fuoco, iniziato nel 2004 dopo l'inizio della detenzione del suo leader Abdullah Öcalan avvenuta nel 1999.

Dopo i negoziati con la UE del novembre 2004, i militari hanno iniziato una campagna "psicologica" nella primavera del 2005[31]. Oggi possiamo dire che l'obiettivo principale era quello di incanalare i sentimenti anti-USA della popolazione turca contro il governo islamico moderato e contro qualsiasi tentativo di risolvere la "questione kurda" in modo pacifico. La prima provocazione viene portata durante le celebrazioni kurde di Newroz, il 21 marzo del 2005. Il giorno dopo tutta la stampa riportava che dei bambini kurdi avevano cercato di bruciare la bandiera turca. Anche se i bambini hanno poi detto che era stato un uomo vestito di nero a dargli la bandiera, non vi è stata alcuna indagine al riguardo. A ciò sono seguiti tentativi di linciaggio contro attivisti di sinistra che volantinavano, con l'accusa di aver scandito slogan pro-PKK e di aver sventolato la bandiera del PKK. Non si contano gli atti di provocazione di questa campagna, fra cui le bombe contro civili kurdi a Diyarbakır, l'omicidio di un prete a Trebisonda e di missionari a Malatya ed infine la repressione delle proteste kurde per l'uso di armi chimiche contro la guerriglia del PKK a Diyarbakır, con oltre 15 morti.

Contemporaneamente, ci sono state le operazioni di polizia che hanno messo in luce le connessioni tra la mafia e lo Stato; il cosiddetto "Stato profondo" ha in Turchia una lunga storia[32]. Nel 2006 la locale popolazione kurda di Şemdinli nell'angolo sud-orientale della Turchia ha catturato i membri delle forze turche anti-terroristiche [33] mentre lanciavano una granata contro una libreria. Il capo di stato maggiore, Büyükanıt, ha detto di uno degli ufficiali catturati che lo conosceva e che era un bravo ragazzo. Il processo è ad un punto morto come tanti altri sui rapporti tra lo Stato e la mafia.

Un altro fatto grave in questa campagna di provocazioni è stato l'omicidio del giornalista armeno Hrant Dink, membro del Partito per la Libertà e la Solidarietà (ÖDP - Özgürlük ve Dayanışma Partisi), sedicente partito socialista libertario. Probabilmente è grazie alla presenza dei Fethullahisti nella polizia, che l'assassino è stato presto catturato insieme ai suoi complici e rivelata in qualche modo la rete di rapporti con le reti anti-terroristiche. Non è stato coinvolto l'esercito, poiché i Fethullahisti in quanto elite delle classi dominanti non osano scontrarsi apertamente con i militari. Per cui una gang della classe dominante si è scontrata con un'altra gang avversaria semplicemente usando il corpo del povero Hrant Dink.

Il giorno dell'omicidio la sinistra è stata in grado di reagire prontamente mobilitando da 5 a 15 mila persone. L'ÖDP però ha depoliticizzato i funerali del giornalista proibendo ogni slogan, mantenendo purtroppo quello stesso silenzio che si è avuto sulla guerra nelle province kurde durante le iniziative contro la guerra; anche i mass media hanno parlato del funerale. Nonostante fosse un martedì c'erano più di 100mila persone dietro lo striscione "Siamo tutti Hrant Dink! Siamo tutti Armeni!". Questo slogan è stato poi ampiamente strumentalizzato dai nazionalisti per "mettere in evidenza" la non-turchicità dei manifestanti.

Verso le elezioni parlamentari

I militari sono riusciti per ora ad impedire l'elezione di un presidente non-Kemalista[34] ed hanno usato per questo alcuni Ong ed il proprio sito web: infatti i parlamentari dell'ANAP e del DYP non hanno partecipato al voto presidenziale del 29 aprile dopo una dichiarazione via internet da parte dell'esercito in cui si mettevano in guardia le correnti anti-laiche ed anti-nazionaliste[35], con preciso riferimento ovviamente all'AKP. La maggior parte della gente che ha partecipato agli incontri organizzati da Cumhuriyet il 29 aprile, non era favorevole ad un nuovo golpe militare, ma percepiva lo stesso esercito come l'ultimo guardiano della democrazia in Turchia.

Nel frattempo, il centro-destra non è riuscito a formare un blocco di opposizione all'AKP, essendo fallito il tentativo di fondere l'ANAP con il DYP, ora diventato Partito Democratico, come quello degli anni '50. Questo significa che la maggior parte della borghesia finirà con molta probabilità per dare il suo appoggio comunque all'AKP.

Oggi la questione politica più rilevante per la borghesia è se l'esercito deve intervenire contro le basi del PKK nel nord dell'Iraq: ai primi di aprile il capo di stato maggiore Büyükanıt si è detto favorevole. Detto fatto, l'esercito si è subito posizionato lungo il confine sud-est con l'Iraq[36], anche se il Primo Ministro dice che non vi è alcuna iniziativa in parlamento per un'operazione militare extra-territoriale. Gli USA non vogliono questa operazione, né la vogliono le elites kurde in Iraq, come Talabani, attuale presidente dell'Iraq, e Barzani, presidente del Kurdistan iracheno, poiché una cosa simile sarebbe una minaccia per l'unica pace trovata nell'Iraq settentrionale[37].

Mehmet Ağar, il leader del DYP (ora DP) ed ex-capo dell'anti-terroristica che si vanta di aver guidato in passato "mille di operazioni contro il PKK", ha avanzato una proposta per una soluzione pacifica. Invitare il PKK a "fare la politica in pianura invece di fare la guerra sulle montagne" e costituire un'area di scambio tra Turchia, Iraq, Azerbaijan e Georgia. C'è stata una veemente risposta negativa, sebbene certa stampa borghese avesse parzialmente dato il suo appoggio. Questo nuovo orientamento di Ağar viene attribuito alle sue relazioni con i capitalisti Fethullahisti i quali, in virtù dei loro legami con gli USA, vedono l'importanza strategica di avere buoni rapporti con il Kurdistan alla luce della situazione in Iraq: serve un'alleanza tra Israele, Turchia ed i kurdi per controllare una regione molto instabile. Però, a causa delle imminenti elezioni, non è verosimile che Ağar si spenderà molto su questo versante.

Anche il leader dell'AKP Erdoğan ha iniziato a tuonare contro il PKK ma sembra voler ignorare la "questione kurda", dato che i militari potrebbero usarla tatticamente per far perdere voti all'AKP. Il PKK ha ufficialmente interrotto il cessate-il-fuoco nel giugno 2004[38] e le bombe che hanno ucciso 6 civili nel centro di Ankara hanno creato una forte reazione tra i turchi. La direzione del PKK in Iraq ed anche il braccio legale del movimento nazionalista kurdo, il DTP (Partito per una Società Democratica) hanno preso le distanze dall'attentato, che è probabilmente opera di uno dei loro, un'esplosione anticipata dell'ordigno che era destinato probabilmente a colpire Büyükanıt. La leadership kurda in Europa non ha preso le distanze dichiarando che vanno analizzate le ragioni socio-politiche che vi stanno dietro[39]. Il 12 giugno 2007, il PKK ha annunciato un nuovo cessate-il-fuoco appena dopo l'annuncio di Erdoğan di voler convocare un vertice informale sulla "sicurezza" per discutere la tattica contro il PKK.

La sessione del Consiglio di Sicurezza Nazionale del 20 giugno può avere effetti determinanti sul problema kurdo; che cambino gli equilibri degli eventi o si rimanga nello status quo, il CSN potrebbe non giungere ad una posizione consensuale e le frizioni continuerebbero come prima. Nella precedente sessione del CSN non si era raggiunto il consenso sulle elezioni presidenziali, le quali sono poi diventate infatti un fonte di conflitti.

Il DTP parteciperà alle elezioni con candidati indipendenti per aggirare lo sbarramento del 10% su base nazionale per entrare nel parlamento[40]. Anche se l'AKP ed il CHP hanno approvato in parlamento una nuova legge per la riduzione del numero dei deputati indipendenti, i kurdi potrebbero allearsi informalmente con l'AKP nel nuovo parlamento per favorire una soluzione politica al conflitto kurdo, invece della soluzione puramente militare. Il nuovo cessate-il-fuoco proclamato dal PKK punta anche in parte a frenare le critiche rivolte all'AKP sulla sicurezza nazionale. Nel frattempo il movimento nazionalista kurdo è in competizione pure con le correnti islamiste all'interno dei kurdi[41], le quali pare siano collegate ai Fethullahisti.

L'attuale tendenza anti-PKK può raffreddarsi dopo le elezioni, ma può anche surriscaldarsi. Il CHP si è mosso a destra inserendo nelle sue liste noti candidati conservatori. Anche gli ex-fascisti del MHP si sono spostati dall'estrema destra verso il centro negli ultimi dieci anni. Una coalizione di governo CHP-MHP potrebbe aumentare la repressione. Basterebbe poco: il governo dell'AKP ha fatto una durissima legge anti-terrorismo, contenente il famigerato articolo 301, con cui si punisce qualsiasi offesa alla "Turchicità", e da pochi giorni è in vigore una nuova legislazione che dà molti più poteri alla polizia.

Prospettive per la Sinistra

La sinistra non ha alcuna forza. Nel 2006 ogni organizzazione di sinistra semi-legale relativamente numerosa è stata vittima di operazioni di polizia. Nelle università la sinistra è ridotta ai minimi termini dalla polizia investigativa e dagli attacchi fascisti. La sinistra non è riuscita ad usare l'impeto contro la guerra come base per una rinascita, poiché essa non ha un programma di lotte ed oscilla tra un riformismo morbido e posizioni militanti marginali. Solo poche organizzazioni sono riuscite a crescere o a tenere almeno la propria struttura organizzativa. Si tratta di un successo basato sulla loro forza programmatica e/o sulla loro militanza incessante nel crearsi una base tra le masse operaie. Il loro successo ha a che fare anche con la loro struttura centralista antidemocratica, ma è un aspetto che prima o poi gli si ritorcerà contro (e sta già diventando fonte di un settarismo controproducente). I comunisti anarchici dovrebbero quindi imparare dall'esperienza di ogni organizzazione, che sia leninista o no, che abbia avuto successo o no.

La sinistra dovrebbe essere in grado di formulare la sua tattica su linee di classe sia a livello teorico e di parole d'ordine che a livello di azioni concrete. La maggioranza della sinistra ha invece cercato di usare slogan unificanti in un movimento contro la guerra che però metteva l'ostracismo alla questione kurda. Di contro, si manifestava solidarietà con le minoranze durante i funerali per Hrant Dink. Nel primo caso il silenzio sui kurdi ha spianato la via per la manipolazione dei sentimenti anti-USA da parte dei militari in chiave anti-kurda. Nel secondo caso, la spinta verso una posizione morale anti-nazionalista ha dato una mano all'operazione psicologica dei militari atta a ridare energia al nazionalismo turco.

La maggior parte delle organizzazioni della sinistra mettono in evidenza la falsa dicotomia tra le componenti repubblicani di vecchio stampo come i militari o il CHP da un lato e le componenti democratiche neoliberiste come le lobby d'affari e l'AKP dall'altro. Da entrambe le parti partono gli attacchi contro la classe lavoratrice tramite le misure economiche neoliberiste, i repressivi provvedimenti anti-sindacali e la legislazione contro la sinistra. Allo stesso modo, entrambi gli schieramenti non esprimono nessuna opposizione al ruolo dell'imperialismo USA nel Medio Oriente. Se da un lato i partiti recentemente a fianco dei militari vengono aspramente criticati e virtualmente messi all'ostracismo dalle correnti della sinistra radicale, dall'altro non ci si misura con l'appoggio critico che i riformisti[42] ed i partiti socialisti alleati con il movimento nazionale kurdo esprimono verso l'ala liberale dell'AKP. Un futile antifascismo sta prendendo piede tra le file della sinistra non-Kemalista nel senso che ci si riduce a difendere le elite liberali per mancanza di una prospettiva di classe dell'antifascismo. Di conseguenza, si ignora il fatto che le basi di una legislazione più repressiva in futuro sono state messe proprio dal governo guidato dall'AKP.

Il dibattito su laicismo/islamismo diventa poi una specie di barriera per non affrontare temi prioritariamente più importanti come la disoccupazione ed il basso potere d'acquisto delle masse lavoratrici[43]. Quello che non si dice è che entrambi gli schieramenti hanno bisogno l'uno dell'altro. Per cui gli islamisti che si trovano all'interno degli apparati statali rivelano tutte le connessioni tra lo Stato e le organizzazioni illegali e le elites Kemaliste non possono distruggere il potere delle sette religiose. Le principali vittime di queste frizioni tra elites sono le donne, i cui corpi sono stati per più di un secolo il campo di battaglia per il dibattito tra i maschi modernizzatori. La tolleranza e l'uguaglianza tra fedi religiose si può raggiungere solo con la liquidazione dei privilegi di classe e delle gerarchie statali. Senza una rivoluzione sociale, ogni blocco della borghesia cercherà di usare qualsiasi religione per competere con altri blocchi avversari nelle stesse classi dominanti e per fiaccare ogni resistenza di classe. La sinistra non dovrebbe cadere in queste categorie borghesi, bensì partecipare alle lotte attuali per unificarle sulla base della lotta al patriarcato ed alle elites.

Due enormi problemi concreti sono la mancanza di contatti tra le masse lavoratrici e la sinistra ed il settarismo che affligge quest'ultima. Anche se la sinistra avesse avuto delle posizioni corrette sulle questioni esposte, tutto ciò non sarebbe stato di molto aiuto senza la minima idea di come collegarsi al popolo. Ed a questo proposito esistono solo due strade da seguire. Per prima cosa la sinistra dovrebbe svolgere un ruolo pilota nella lotta per riforme minori ma raggiungibili e comprendere che la rivendicazione più radicale non necessariamente è anche la più utile. Solo allora si è in grado di attrarre la gente. La sindacalizzazione delle lotte, le associazioni extra-sindacali per organizzare i lavoratori e le associazioni sul territorio già esistono e sono veicoli formidabili per colmare la distanza tra sinistra e popolo.

Secondariamente dovrebbe crescere la cooperazione tra le organizzazioni di sinistra con un processo che viene dal basso e che punta ad obiettivi chiari. Gli attuali tentativi di cooperazione si basano su piattaforme fatte dai rappresentanti delle organizzazioni. Questa struttura cooperativa si è rivelata alquanto inefficiente, limitandosi a qualche mero comunicato stampa. Ciò accade, perché è una struttura che esclude le persone sul territorio, ma esclude anche gli iscritti alle organizzazioni dal processo decisionale e dagli organismi decisionali. Non meraviglia che la propaganda di Stato, quando afferma che le organizzazioni di sinistra manipolano persone innocenti, riesca poi nello scopo di emarginare la sinistra. Non è forse giunto il tempo di fare un po' di autocritica piuttosto che stare solo a criticare lo Stato?

Ender Yılmaz & José Antonio Gutiérrez D.

18 giugno 2007

Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali


Note:
[1] L'esercito turco nella NATO è secondo solo a quello degli USA.
[2] Un paradosso simile esiste in alcuni vecchi Stati social-nazionalisti come la Tunisia, l'Egitto, la Siria e l'Algeria.
[3] Vuol dire "padre dei Turchi".
[4] Economic Change in Twentieth Century Turkey: Is the Glass more than Half Full? Sevket Pamuk, Working Paper no.41, the American University of Paris. Presentation of January 22nd, 2007.
[5] Durante l'Impero Ottomano generalmente lo Stato aveva l'autorità suprema sulla terra. Solo in regioni come il Kurdistan ed il Libano possiamo vedere strutture più simili a quelle feudali. Le ultime tendenze verso il feudalesimo iniziate nel 18° secolo vennero sconfitte agli inizi del 19° con l'aiuto dell'imperialismo britannico il quale preferiva un pur debole Impero Ottomano alle aristocrazie autonome. Perciò i grandi proprietari terrieri turchi del 20° secolo erano già dei capitalisti e non più dei signori feudali, come invece ancora avviene nel Kurdistan settentrionale.
[6] Sebbene fossero molto avvantaggiati da un tale modello economico, ne capivano comunque i limiti sul lungo periodo molto meglio della burocrazia di Stato.
[7] Çaglar Keyder, "The Turkish Bell Jar".
[8] Keyder, op.cit.
[9] "La cuestión del fascismo en América Latina", Cuadernos Políticos, México, Ediciones ERA, núm. 18, octubre-diciembre, 1978, pp. 21-29.
[10] Keyder, op.cit.
[11] In Turchia, è prevista una soglia di voti su base nazionale per accedere al parlamento che non sia inferiore al 10%. Questa soglia venne messa per impedire la rappresentanza di piccoli partiti radicali, ma dopo l'emergere del movimento di liberazione nazionale kurdo nel 1984 tale soglia servì da ostacolo proprio per i partiti kurdi.
[12] Keyder, op.cit. Si veda anche Pamuk, op.cit, pp.17-18.
[13] L'Anatolia è una regione della Turchia centrale.
[14] Entrambi i partiti sono stati sciolti rispettivamente dai colpi di stato del 1971 e 1980.
[15] Queste proteste vennero chiamate le "Azioni di Primavera".
[16] Pamuk, op.cit, pp.19-20.
[17] Il Partito della Retta Via, un partito di destra.
[18] Nel novembre 1996.
[19] All'incidente di Susurluk seguì una campagna popolare chiamata "un minuto di oscurità per una luce permanente". La gente spegneva le luci alle 9 di sera ogni giorno. Quando si iniziò a fare lo stesso nelle caserme, il movimento venne facilmente recuperato grazie ai mass media.
[20] Fazilet Partisi, il Partito della Virtù.
[21] Saadet Partisi, il Partito per la Felicità.
[22] Adalet ve Kalkınma Partisi, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo.
[23] ANAP, MHP e il Partito della Sinistra Democratica (DSP - Demokratik Sol Parti).
[24] L'unico altro partito che raggiunse la soglia di legge del 10% fu il CHP che era fuori dalla coalizione governativa.
[25] Il tasso di inflazione era del 80% circa negli anni '90 e quasi del 50% nel 2000.
[26] Said Nursî era uno studioso Kurdo musulmano che cercò di portare a sintesi la modernità occidentale con l'Islam come già era stato tentato da generazioni di intellettuali ottomani a partire dagli inizi del 19° secolo. Prese le distanze dalla politica durante il kemalismo che invece escludeva dal mondo della politica qualsiasi idea avesse a che fare con l'Islam . Proponeva una jihad tramite la propaganda delle idee, ma fu anche un aperto sostenitore dell'anti-comunismo negli anni '50 durante i governi del Partito Democratico.
[27] Le sue scuole sono presenti non solo in Turchia ma in tutto il mondo, e nei paesi una volta a regime socialista di Stato erano probabilmente sorrette dagli interessi USA.
[28] http://www.hri.org/news/turkey/anadolu/1999/99-06-22.anadolu.html#01
[29] Ma non da parte della sua dirigenza, che era favorevole ad appoggiare l'invasione nonostante la forte opposizione popolare. Si veda Cihan Tugal, "NATO's Islamists" in New Left Review 44, March-April 2007.
[30] L'AKP non ha poi inserito questi parlamentari nelle sue liste per le prossime elezioni del 22 luglio.
[31] "Operazione psicologica" è in realtà un'espressione ufficiale. Nel 2003 il giornale Radikal - un quotidiano di sinistra liberale del grande cartello mediatico Doğan Medya Grubu il quale controlla circa il 60% della stampa - ha pubblicato i verbali della sessione del Consiglio di Sicurezza Nazionale. Vi si evince che c'era un ufficio segreto per l'Operazione Psicologica all'interno dell'esercito.
[32] Probabilmente i due più importanti origini storici dello "Stato profondo" sono i servizi segreti del tardo Impero Ottomano, i quali organizzarono anche i massacri contro gli armeni ed i greci alla fine dell'impero, e la rete anti-comunista Gladio della NATO la cui esistenza è venuta alla luce nei paesi europei dopo la Guerra Fredda, ma che in Turchia resta intoccabile.
[33] Jandarma İstihbarat ve Terörle Mücadele, oppure JİTEM, che ufficialmente non esiste.
[34] Non-Kemalista è una definizione migliore di Islamista per sottolineare la trasformazione della dirigenza dell'AKP.
[35] Recentemente è stata lanciata una controversa dichiarazione via internet per invitare il popolo a "dimostrare la propria reazione di massa contro il terrorismo".
[36] Recentemente sono girate voci su una invasione turca dell'Iraq settentrionale; anche se la cosa si è rivelata infondata, è stata però sufficiente per far venire i brividi all'intera regione.
[37] Gli USA stanno con tutta probabilità ingaggiando anche una guerra nascosta contro l'Iran tramite l'ala iraniana del PKK, il Partiya Jiyana Azad a Kurdistanê (PEJAK - partito dei Giovani Liberi della Kurdistan).
[38] Anche se dal 2003 era in corso una nuova ondata di attacchi.
[39] Un altro attentato dinamitardo è stato scoperto recentemente ed aveva come obiettivo probabile il Ministro della Difesa.
[40] Inizialmente dovevano appoggiare i candidati indipendenti nelle province occidentali, ma poi se n'è fatto niente.
[41] Vedi la manifestazione con 100.000 persone a Diyarbakır per protestare contro la pubblicazione delle caricature del profeta islamico su un giornale danese.
[42] Come l'ÖDP.
[43] Sono proprio le questioni più importanti del 2002 e del 2006 messe anche in evidenza dalle conclusioni di un'inchiesta di carattere nazionale del giugno 2006. Al tempo stesso più del 65% degli intervistati ritiene che le impiegate e le studentesse universitarie possano mettersi i foulards sulla testa, mentre solo il 9% vuole uno stato islamico. Fonte: http://www.milliyet.com.tr/2006/06/14/guncel/agun.html


author by nestor - Anarkismopublication date Thu Jun 28, 2007 23:50author address author phone Report this post to the editors

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