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Ricostruire e radicare idee e percorsi di critica e lotta anticapitalista

category italia / svizzera | movimento anarchico | documento politico author Tuesday September 30, 2008 18:06author by Consiglio dei Delegati FdCA - Federazione dei Comunisti Anarchiciauthor email fdca at fdca dot it Report this post to the editors
Per il protagonismo degli sfruttati e degli oppressi, per l'autonomia degli interessi immediati delle classi lavoratrici:
ricostruire e radicare nel tessuto sociale e territoriale idee e percorsi di critica e lotta anticapitalisti;
accumulare, formare e federare istanze ed esperienze potenzialmente rivoluzionarie per un progetto di società solidale e comunista, autogestita e libertaria. [English]
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70° Consiglio dei Delegati della FdCA

Cremona, 28 settembre 2008

presso il CSA Kavarna in Via Maffi 2

Documento finale


Ricostruire e radicare nel tessuto sociale e territoriale idee e percorsi di critica e lotta anticapitalista


Come sempre, l'azione combinata degli Stati e del capitalismo internazionale diffonde insicurezza e miseria tra le classi lavoratrici, instabilità e terrore tra i popoli, colpendo in maniera tale da indurre uno stato perenne di crisi che ha il solo scopo di impedire qualsiasi riorganizzazione di una opposizione anticapitalista ed antimperialista e qualsiasi progettualità di liberazione e di solidarietà a livello dei singoli paesi ed a livello internazionale.

Lo stato di guerra, che muove ormai eserciti ovunque gli interessi imperialisti confliggono, (come di recente nel Caucaso), porta morte e distruzione tra popoli resi nemici da materie prime e corridoi energetici su cui non hanno alcun potere decisionale e da cui non riceveranno alcun beneficio, salvo l'appello nazionalista del presidente e delle élites di Stato che sono stati chiamati a votare ed a cui hanno delegato la loro vana speranza di benessere.

Il sisma finanziario che sta facendo crollare storiche cittadelle del capitalismo, ramificandosi tra gli istituti bancari e finanziari mondiali, porta impoverimento e miseria tra decine di milioni di lavoratori messi sul lastrico da banche ed agenzie di credito, su cui non hanno alcun potere decisionale e da cui non riceveranno alcuna restituzione dei loro risparmi o piccoli investimenti, salvo l'intervento degli Stati teso a salvare non il risparmio popolare ma quello stesso sistema che essi hanno alimentato (vedi la Federal Reserve, la quale mentre si distribuivano mutui a pioggia ed il prezzo degli immobili raggiungeva quotazioni fuori dalla realtà, anziché frenare procedeva ad una riduzione continua dei tassi d'interesse portandoli sino all'1%, per paura che il mercato dei mutui e degli immobili subissero una contrazione ed il gioco venisse scoperto).

Lo Stato, quindi, non è affatto il salvatore che ci protegge dal capitalismo malato, dopo averne garantito la rapacità e la voracità, bensì garantirà liquidità monetaria alle istituzioni capitalistiche, prendendola dalle sue casse (cioè i soldi dei contribuenti, almeno di quelli che pagano le tasse). Il neoliberismo - come si sa - ha sempre contato sull'intervento dello Stato..., sulle privatizzazioni dei gioielli pubblici o sulla loro quotazione in borsa, come sul prestito per sostenere la metamorfosi necessaria alle banche di investimento per diventare banche commerciali, quindi abilitate a mettere le mani nei depositi dei clienti!

E lo stesso Stato italiano -dalla privatizzazione con spezzatino di Telecom allo scippo del TFR nei fondi pensione (il Fonchim dei chimici e il Cometa dei metalmeccanici hanno in portafoglio obbligazioni Lehman Brothers per importi pari rispettivamente a 3.650.000 euro e 3.850.000, ed anche se l'incidenza sul patrimonio è dello 0,2%-0,1%, è evidente che di fronte ad ulteriori fallimenti tale percentuale aumenterà), alla svendita di Alitalia e lavoratori compresi- ha dimostrato invariabilmente la sua alleanza col grande capitale finanziario, con scelte sottratte a qualsiasi controllo da basso, senza che i lavoratori avessero potuto esercitare il controllo ed il potere decisionale sul loro posto di lavoro, sul salario e sulla pensione.

L'azione combinata del governo di destra e del padronato sta irrigidendo le relazioni industriali, sta sigillando in una dimensione repressiva ogni istanza di opposizione sociale alle scelte di politica economica e sociale.

In Italia, infatti, siamo di fronte ad un evidente deperimento dei livelli di democrazia nel paese, le cui espressioni sono rinvenibili a livello istituzionale e sociale:

  • nella concentrazione di potere nell'esecutivo, con conseguente tendenza autoritaria tramite il ricorso usuale ai decreti legge ed alla delegificazione;
  • nel declino del potere legislativo del parlamento a semplice esercizio di ratifica dell'operato del governo e delle decisioni prese nelle alte stanze del potere, dove avviene la collusione e la connivenza tra l'esecutivo e le varie oligarchie economiche e la ricomposizione degli interessi dei vari settori della borghesia italiana;
  • nell'attuale uso del parlamento contro il potere giudiziario;
  • nella distruzione della rappresentanza delle minoranze a favore dell'omologazione degli interessi borghesi.
Questa situazione ha di fatto reso marginale la strategia parlamentare come strumento di emancipazione delle classi popolari e reso evidentemente inutile la rincorsa alla rappresentanza degli interessi dei lavoratori per via elettorale e/o governativa.

La dualità di poteri sul territorio determinata dall'espansione del potere amministrativo e del ricorso alla sussidiarietà verticale (UE) e orizzontale su regioni e macroregioni che indirizzano gli assetti economico-finanziari-occupazionali dei servizi, laddove allo Stato restano da gestire le compatibilità di Maastricht e le contraddizioni sociali che ne derivano, conduce di fatto ad impedire la possibilità di organizzazione e partecipazione dal basso, sia in fase propositiva che vertenziale.

Il deperimento della democrazia e della partecipazione colpisce anche il mondo sindacale attraverso

  • la modifica degli assetti e dei rinnovi contrattuali senza consultazione preventiva dei lavoratori;
  • l'emarginazione delle minoranze interne alla CGIL;
  • l'emarginazione dell'opposizione sindacale di base.
Le riforma della contrattazione imposta da Confindustria punta ad accelerare questi processi spingendo per il pieno coinvolgimento del sindacato nella logica d'impresa (dai minimi tabellari nel CCNL all'indice di inflazione previsionale depurato, dalla durata di 3 anni dei contratti al congelamento del diritto di sciopero per 7 mesi durante le vertenze, dagli enti bilaterali alla contrattazione decentrata al ribasso) e per la decontrattualizzazione di fatto di migliaia di lavoratori delle pmi, dove il sindacato non è presente.

In cambio della concentrazione e blindatura a livello verticistico della contrattazione e della scomparsa del suo carattere collettivo, universale e solidaristico, al sindacato vengono offerti enti bilaterali e garanzie di sopravvivenza, cercando di costringerlo a accelerare il percorso già in atto di trasformazione in agenzia di servizi. Il regime sanzionatorio per chi violasse le regole imposte dal documento di Confindustria vuole siglare la fine di ogni autonomia delle organizzazioni sindacali e di qualsiasi azione dal basso nei posti di lavoro.

Ma il deperimento della democrazia si manifesta anche attraverso la riduzione degli spazi di partecipazione grazie all'implementazione di:

  • politiche razziste che puntano alla persecuzione e criminalizzazione degli immigrati;
  • politiche autoritarie che pretendono di risolvere con la forza le contraddizioni ambientali e di gestione del territorio, sia a scala locale (rifiuti, cave ecc) che a larga scala (basi militari, nucleare e energia in genere);
  • politiche di riduzione del reddito e induzione all'indebitamento che aumentano la ricattabilità della classe lavoratrice, spingendo alla ricerca di soluzioni individuali (aumento della produttività, doppio lavoro, straordinari, lavoro dopo la pensione) di fronte all'indebolimento e allo svuotamento delle contrattazioni collettive e delle lotte sindacali;
  • politiche di distruzione della sfera pubblica e sociale, dalla scuola ai trasporti, dalla sanità alla previdenza.
Anche il rigurgito del fascismo contribuisce alla riduzione degli spazi di democrazia colpendo e criminalizzando ogni minoranza etnica, di genere, politica.

Infine l'attacco alle libertà etiche colpisce il diritto all'autodeterminazione riproduttiva, relazionale, di cura e di comportamenti individuali.

Di fronte alla finzione della democrazia istituzionale, alla recinzione della democrazia sindacale, alla democrazia passiva nella società, occorre rilanciare la democrazia di base e dal basso, la democrazia diretta nel paese attraverso:

  • la difesa e la creazione di spazi collettivi di base, autogestiti, di confronto e di decisionalità nel territorio e nei posti di lavoro;
  • a livello politico si tratta di costruire relazioni tra organizzazioni, militanti ed attivisti, sulla base dell'auto-organizzazione, della reciproca legittimazione e della parità di rapporti, al fine di contribuire allo sviluppo dell'opposizione politica e sociale nei territori contro le scelte legislative, amministrative ed economiche che sostengono il neoliberismo. A tal fine è opportuno individuare filoni di lotta unificanti; è utile costruire reti antifasciste, antirazziste, antisessiste; coordinamenti ed associazioni di base che favoriscano la partecipazione popolare e di attivisti della lotta di classe, lo sviluppo di vertenze e di rapporti di forza alla base nel territorio;
  • a livello sindacale si tratta di sostenere un processo di aggregazione dell'opposizione interna alla CGIL, che parta dai luoghi di lavoro, dai delegati e dalle RSU;
  • di sostenere i processi di aggregazione sindacale, i più ampi possibili, del sindacalismo di base a partire dai luoghi di lavoro e dal territorio;
  • di costruire strutture autogestite sul territorio di confronto e di elaborazione, di controinformazione e di mobilitazione sindacale, trasversale alle singole appartenenze sindacali;
  • di difendere il contratto collettivo nazionale di lavoro, il suo stretto rapporto con la contrattazione decentrata, di garantire gli spazi di democrazia e di decisionalità dei lavoratori nei luoghi di lavoro.

Per il protagonismo degli sfruttati e degli oppressi, per l'autonomia degli interessi immediati delle classi lavoratrici:

ricostruire e radicare nel tessuto sociale e territoriale idee e percorsi di critica e lotta anticapitalisti;

accumulare, formare e federare istanze ed esperienze potenzialmente rivoluzionarie per un progetto di società solidale e comunista, autogestita e libertaria.

70° Consiglio dei Delegati

FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI

Cremona, 28 settembre 2008

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